Sporadici, ma violenti scontri si sono verificati a Teheran, presso piazza Engelab e piazza Valiasr, tra le forze di sicurezza e i manifestanti dell'opposizione che gridavano "Morte al dittatore" in riferimento a Mahmoud Ahmadinejad: il presidente rieletto nel 2009 tra accuse di brogli e violente rivolte di massa. Numerose proteste sono state segnalate anche in altre grandi città, tra cui Tabriz, Shiraz, Esfahan, Ahavaz, Rasht e Kermanshah: secondo l'agenzia di stampa Fars, un numero imprecisato di manifestanti è stato arrestato e consegnato alle forze di sicurezza e un manifestante sarebbe rimasto ucciso durante i disordini. Il sito Kaleme ha riferito che la casa di Mir Hossein Mousavi, posto agli arresti domiciliari, è ancora sotto stretta sicurezza e completamente tagliata fuori dal contatto con l'esterno. Anche il leader dell'opposizione Mehdi Karroubi è confinato agli arresti domiciliari dallo scorso giovedì mattina, privato di tutte le connessioni telefoniche comprese quelle cellulari. I due principali leader dell'opposizione sono stati accusati dal governo in carica di voler provocare nel Paese rivolte di massa simili alle pesantissime proteste anti-governative seguite alla contestata rielezione di Mahmoud Ahmadinejad, nel 2009. Anche per questo una massiccia ondata di arresti si era verificata nei giorni precedenti la manifestazione, colpendo le principali figure riformiste presenti nel Paese proprio per aumentare la pressione sull'opposizione stessa e scoraggiare l'adesione dei cittadini alla marcia. Tuttavia i manifestanti iraniani sono rimasti nelle strade delle città anche dopo il tramonto: come riporta la Bbc hanno continuato a scandire slogan anti-governativi contro il leader supremo, l'Ayatollah Khamenei, mentre iniziava a scendere la notte, intorno a cassonetti dati alle fiamme. Secondo i partiti riformisti e dell'opposizione presenti nel Paese, la manifestazione del 25 Bahman (il 14 febbraio) è il chiaro segno della crisi del regime. Oltre ai partiti anti-governativi, hanno partecipato infatti tutte le organizzazioni studentesche, le madri in lutto delle vittime della violenza di Stato nelle proteste post-elettorali del 2009 e la Società dei Seminaristi e dei Ricercatori di Qom, unita ad altre organizzazioni del mondo della cultura. In diverse città europee molte persone si sono riunite davanti alle ambasciate iraniane in segno di solidarietà. E' dal 2009 che al popolo iraniano viene negato il diritto alla libertà di parola e di riunione: le proteste pacifiche che sorgono nelle strade dell'Iran vengono infatti soffocate dal governo in carica con sistematica violenza.
Tratto da: Peace Report