Secondo quanto riferito da Ra´fat Hamduna, direttore del Centro per gli studi dei detenuti, la direzione generale delle carceri israeliane e i servizi segreti dello Shabak commettono frequenti atti di terrorismo nei confronti dei detenuti al di sotto dei 18 anni.
Quasi 50 minorenni finiscono in manette ogni mese, ha proseguito Hamduna, e vengono normalmente arrestati di fronte ai cancelli delle scuole, o nelle strade mentre giocano, o ancora nelle loro stesse case, invase nottetempo dall´esercito d´occupazione.
Tali atti di terrorismo, secondo l´attivista palestinese, consistono nell´utilizzo di "circa 100 tipi diversi di torture fisiche e psicologiche, durante le quali si fa sedere [il ragazzo] con le mani e i piedi legati, gli si pone in testa un sacco maleodorante, gli s´impedisce di dormire, lo si continua a scuotere violentemente, lo si getta in cella d´isolamento per settimane, lo si sottopone a intensi pestaggi con vari tipi di arnesi, gli si spengono le sigarette sulla pelle, gli vengono negate le cure mediche, lo si denuda per perquisirlo, si minaccia di arrestare sua madre o sua sorella, e altro ancora (...) senza il minimo riguardo per i diritti dei minori e per gli accordi internazionali a difesa degli esseri umani".
Hamduna ha quindi chiesto il rilascio del piccolo Ahmad Diyaa Ghayt, 11 anni di Silwan (distretto di Gerusalemme). Ahmad è stato trascinato alla stazione di polizia dopo che i servizi segreti hanno circondato la zona in cui abita, domandando a lui e ad altri suoi coetanei come si chiamavano.
L´attivista ha inoltre rivolto un appello alle organizzazioni che si occupano delle questioni dei detenuti e dei minori, proponendo il lancio di una vasta campagna di solidarietà che aiuti i ragazzini rinchiusi in cella e salvaguardi la loro innocenza, la loro dignità e i loro diritti.
A questo proposito ha anche citato un incidente avvenuto circa una settimana fa nel carcere di Megiddo, dove un´aggressione lanciata a un gruppo di minori ha causato 27 feriti.
Quasi 50 minorenni finiscono in manette ogni mese, ha proseguito Hamduna, e vengono normalmente arrestati di fronte ai cancelli delle scuole, o nelle strade mentre giocano, o ancora nelle loro stesse case, invase nottetempo dall´esercito d´occupazione.
Tali atti di terrorismo, secondo l´attivista palestinese, consistono nell´utilizzo di "circa 100 tipi diversi di torture fisiche e psicologiche, durante le quali si fa sedere [il ragazzo] con le mani e i piedi legati, gli si pone in testa un sacco maleodorante, gli s´impedisce di dormire, lo si continua a scuotere violentemente, lo si getta in cella d´isolamento per settimane, lo si sottopone a intensi pestaggi con vari tipi di arnesi, gli si spengono le sigarette sulla pelle, gli vengono negate le cure mediche, lo si denuda per perquisirlo, si minaccia di arrestare sua madre o sua sorella, e altro ancora (...) senza il minimo riguardo per i diritti dei minori e per gli accordi internazionali a difesa degli esseri umani".
Hamduna ha quindi chiesto il rilascio del piccolo Ahmad Diyaa Ghayt, 11 anni di Silwan (distretto di Gerusalemme). Ahmad è stato trascinato alla stazione di polizia dopo che i servizi segreti hanno circondato la zona in cui abita, domandando a lui e ad altri suoi coetanei come si chiamavano.
L´attivista ha inoltre rivolto un appello alle organizzazioni che si occupano delle questioni dei detenuti e dei minori, proponendo il lancio di una vasta campagna di solidarietà che aiuti i ragazzini rinchiusi in cella e salvaguardi la loro innocenza, la loro dignità e i loro diritti.
A questo proposito ha anche citato un incidente avvenuto circa una settimana fa nel carcere di Megiddo, dove un´aggressione lanciata a un gruppo di minori ha causato 27 feriti.