Visita dell'Associazione Ya Basta in Guerrero, Messico
Dall’occupazione della terra alla Polizia Comunitaria
Il Campamento General Enriquez Rodriguez è una comunità che ha recente aderito al progetto della Polizia Comunitaria. Prende il nome da un generale che durante la rivoluzione messicana ha combattuto in queste zone nell’esercito di Emiliano Zapata.
La comunità è nata nel 1988 a seguito di un’azione organizzata da contadini senza terra e da braccianti che occuparono il latifondo di un grande proprietario terriero spagnolo. Nel febbraio di quell’anno si radunarono un gruppo di qualche decina di famiglie che come prima cosa disarmarono i sicari (chiamate guardias blancas) al soldo del latifondista; si accamparono al bordo delle terre ed iniziarono a prepararle per la coltivazione. Dopo alcuni anni di trattative col governo riuscirono a legalizzare 900 ettari di terra che furono riconosciuti come ejido. Con questo termine si intende una forma di proprietà della terra sorta in Messico successivamente alla rivoluzione di inizio ‘900 che prevede la proprietà collettiva della terra da parte della comunità.
Cioè, nessun contadino ha la proprietà diretta sulla terra e quindi nessuno la può vendere o affittare, ma è l’assemblea della comunità la proprietaria, la quale collettivamente decide come assegnarla e come gestirla, secondo il motto zapatista “la terra è di chi la lavora”. Dal ’92 il governo ha riformato la costituzione ed ha abolito l’esistenza degli ejido, avviando dei programmi per la privatizzazione delle terre. Questa comunità ha sempre respinto questi tentativi governativi rivendicando la proprietà collettiva. In questi anni sono continuati anche le aggressioni da parte di bande armate che i contadini del luogo attribuiscono al servizio dei caciques, cioè i potentati economico-politico locali. Quattro anni fa, nei mesi in cui stavano discutendo di aderire alla Polizia Comunitaria, il loro principale dirigente fu ucciso mentre si recava nel suo campo di mais. Successivamente concretizzarono questa idea, e adesso anche qua hanno cominciato a nominare, a rotazione, degli abitanti che ricoprono l’incarico di gestire la sicurezza.
Il ruolo di poliziotto comunitario si inserisce all’interno delle forme di organizzazione tipiche delle comunità indigene, che prevedono il dovere di ogni abitante di servire la propria comunità. Come coloro che svolgono ruoli di autorità, anche il poliziotto non è una professione come la intendiamo nel mondo occidentale, ma è un incarico dato dall’assemblea che ha lo scopo di servire la comunità. Questi incarichi vengono ricoperti a rotazione, non si riceve nessun salario, e si continua adessere contadini e a lavorare il campo per mantenere la famiglia. La comunità aiuta coloro che stanno svolgendo questo servizio esonerandolo dai cosiddetti lavori collettivi (chiamati fajinas, che consistono nella partecipazione volontaria e gratuita di tutti gli abitanti della comunità a lavori di interesse collettivo come la costruzione di una strada o di una scuola).
Questa comunità, a differenza delle altre della zona, ha sviluppato un importante partecipazione delle donne alla vita collettiva e alla presa delle decisioni. Il cosiddetto Comisario, cioè il ruolo di referente tra la comunità e le istituzioni è ricoperto da una donna.
Gli abitanti ci hanno detto che il loro modello di organizzazione, erede della tradizione indigena, e che loro chiamano Sistema Comunitario, è un modello che propongono come alternativo a quello della politica ufficiale. Un modello in cui l’autorità non è una specializzazione ed un mezzo per fare carriera, ma è un incarico rotativo che non comporta nessun vantaggio personale, ma si basa sul servizio alla propria comunità.
La comunità è nata nel 1988 a seguito di un’azione organizzata da contadini senza terra e da braccianti che occuparono il latifondo di un grande proprietario terriero spagnolo. Nel febbraio di quell’anno si radunarono un gruppo di qualche decina di famiglie che come prima cosa disarmarono i sicari (chiamate guardias blancas) al soldo del latifondista; si accamparono al bordo delle terre ed iniziarono a prepararle per la coltivazione. Dopo alcuni anni di trattative col governo riuscirono a legalizzare 900 ettari di terra che furono riconosciuti come ejido. Con questo termine si intende una forma di proprietà della terra sorta in Messico successivamente alla rivoluzione di inizio ‘900 che prevede la proprietà collettiva della terra da parte della comunità.
Cioè, nessun contadino ha la proprietà diretta sulla terra e quindi nessuno la può vendere o affittare, ma è l’assemblea della comunità la proprietaria, la quale collettivamente decide come assegnarla e come gestirla, secondo il motto zapatista “la terra è di chi la lavora”. Dal ’92 il governo ha riformato la costituzione ed ha abolito l’esistenza degli ejido, avviando dei programmi per la privatizzazione delle terre. Questa comunità ha sempre respinto questi tentativi governativi rivendicando la proprietà collettiva. In questi anni sono continuati anche le aggressioni da parte di bande armate che i contadini del luogo attribuiscono al servizio dei caciques, cioè i potentati economico-politico locali. Quattro anni fa, nei mesi in cui stavano discutendo di aderire alla Polizia Comunitaria, il loro principale dirigente fu ucciso mentre si recava nel suo campo di mais. Successivamente concretizzarono questa idea, e adesso anche qua hanno cominciato a nominare, a rotazione, degli abitanti che ricoprono l’incarico di gestire la sicurezza.
Il ruolo di poliziotto comunitario si inserisce all’interno delle forme di organizzazione tipiche delle comunità indigene, che prevedono il dovere di ogni abitante di servire la propria comunità. Come coloro che svolgono ruoli di autorità, anche il poliziotto non è una professione come la intendiamo nel mondo occidentale, ma è un incarico dato dall’assemblea che ha lo scopo di servire la comunità. Questi incarichi vengono ricoperti a rotazione, non si riceve nessun salario, e si continua adessere contadini e a lavorare il campo per mantenere la famiglia. La comunità aiuta coloro che stanno svolgendo questo servizio esonerandolo dai cosiddetti lavori collettivi (chiamati fajinas, che consistono nella partecipazione volontaria e gratuita di tutti gli abitanti della comunità a lavori di interesse collettivo come la costruzione di una strada o di una scuola).
Questa comunità, a differenza delle altre della zona, ha sviluppato un importante partecipazione delle donne alla vita collettiva e alla presa delle decisioni. Il cosiddetto Comisario, cioè il ruolo di referente tra la comunità e le istituzioni è ricoperto da una donna.
Gli abitanti ci hanno detto che il loro modello di organizzazione, erede della tradizione indigena, e che loro chiamano Sistema Comunitario, è un modello che propongono come alternativo a quello della politica ufficiale. Un modello in cui l’autorità non è una specializzazione ed un mezzo per fare carriera, ma è un incarico rotativo che non comporta nessun vantaggio personale, ma si basa sul servizio alla propria comunità.