 di Hermann Bellinghausen
di Hermann BellinghausenIl municipio autonomo indigeno di San  Juan Copala, stabilito tre anni fa nel cuore storico della regione  triqui, senza diritti municipali da più di 60 anni, è stato finalmente  distrutto a ferro e fuoco dai paramilitari, anche triquis, che hanno  agito impunemente fino all’ultimo minuto. La complicità dei governi  statale e federale è stata assoluta. E determinante da 10 mesi, quando  la comunità è stata assediata da gruppi armati che hanno assassinato e  ferito molte persone pacifiche. Tutto è precipitato il 13 settembre,  quando i paramilitari hanno preso Copala e sparato contro la  popolazione, fino a che il giorno 23 i sopravvissuti sono fuggiti,  alcuni su carri funebri (l’unica cosa indovinata dal governo che li ha  mandati per rimuovere i cadaveri).
Poteva andare peggio. Gli aggressori  avevano annunciato un massacro. In ogni modo, è grande il numero degli  assassinati nello smantellamento dell’unica autonomia indigena tentata  oggi a Oaxaca, a 14 anni dagli Accordi di San Andrés. Molti di più sono i  feriti, e gli sfollati, intere famiglie.
Le quotidiane ed angosciate denunce non  hanno impedito la conclusione, benché il problema persista. Resta la  consolazione di supporre che si è impedito il massacro. L’operativo  contro il municipio autonomo fondato nel 2007 è da addebitare alla Unión  de Bienestar Social para la Región Triqui (Ubisort), gruppo priista che  come tale non esiste più nell’area, ma che guidato da Juxtlahuaca e  Oaxaca da Rufino Juárez e dallo stesso governo statale, si è operato  nell’annichilimento. Il governatore Ulises Ruiz aveva detto che non  avrebbe permesso nessuna autonomia nello stato. Gli è costato poco, non  ha dovuto mandare nemmeno i suoi poliziotti. Ora nega che ci siano dei  morti (La Jornada, 26/09/10).
Ubisort possiede una milizia meglio  armata della polizia, e con addestramento militare. È responsabile  dell’imboscata nella quale sono morti mesi fa l’attivista Beatriz Cariño  e l’internazionalista finlandese Jiri Jaakkola. Ed anche di molte altre  morti, stupri, feriti ed esiliati. Come si sa, tanto gli assassini come  i loro capi restano impuniti e sono, ai fini pratici, figure  istituzionali.
In maniera reiterata è stata anche  denunciata la partecipazione nell’escalation paramilitare di membri  armati del Movimiento de Unificación y Lucha Triqui (MULT), del quale il  municipio autonomo di Copala è una scissione, come MULT Indipendiente.  Dalle file del MULT sono uscite versioni secondo cui nessuno dei suoi ha  partecipato alla violenza, accusando dei fatti il MULTI per aver  insistito in un’autonomia “minoritaria”. Ovvero, come d’abitudine, i  morti indigeni sono colpevoli di essere morti.
Tuttavia, Timoteo Alejandro (fondatore  del MULTI) e sua moglie Cleriberta, così come Antonio Ramírez López,  “leader morale” degli autonomi, sono caduti in condizioni e circostanze  che puntano non allaUbisort, ma al molto verticale MULT, che avrebbe  “punito” il loro “tradimento”. Gli assassini di Ramírez López sono  assolutamente identificati, a Yerbasanta, località a maggioranza MULT,  dove è avvenuta l’imboscata che gli è costata la vita.
Questa organizzazione proviene  dall’esemplare resistenza dei migliori spiriti triquis degli anni ’80  del secolo scorso, e che durante gli anni seguenti subì la perdita dei  suoi principali leader, pensatori e maestri, come Paulino Martínez  Delia, sacrificati dai cacicchi priisti. Nel decennio attuale, il MULT è  diventato un’organizzazione filogovernativa ed elettorale, guidata dal  suo consulente giuridico Heriberto Pazos, e convertita nel Partido  Unidad Popular, con presenza nel congresso di Oaxaca e con legami con  Ulises Ruiz, che in più di un’occasione ha dichiarato (secondo fonti  attendibili) che “il MULT è l’unica organizzazione con la quale si può  negoziare”. Piuttosto, gli deve la sua ristretta “vittoria” elettorale  nel 2004, quando il PRI si è imposto in maniera fraudolenta.
Non si possono nemmeno ignorare i  “ringraziamenti” scritti di Ubisort al MULT in diverse occasioni, per  esempio quando nel 2009 “impedì” ad una carovana proveniente da Atenco  di arrivare a Copala. Il MULT si dichiara facente parte della APPO, del  Congresso Nazionale Indigeno e, nonostante la sua attività elettorale,  dell’Altra Campagna; tutti spazi in cui si colloca anche il MULTI.
Il conflitto triqui è vecchio e  complesso. Ed è sospetta la persecuzione a morte contro l’autonomia di  Copala, nel centro tradizionale di questo popolo storicamente diffamato e  negato. Di sicuro, sono state documentate importanti prospezioni di  multinazionali minerarie nella regione. È ora che il MULT, sommerso da  accuse e diffamazioni, consideri il suo operato nella violenza contro  gli autonomi. Certamente esistono contraddizioni al suo interno, ma non  può eludere le sue responsabilità di fronte all’indispensabile ed  urgente riconciliazione di tutti i triquis (compresa la sua immensa  diaspora) per difendere insieme la loro vita come l’ammirabile popolo  indigeno che sono sempre stati.
(Traduzione “Maribel” – Bergamo)
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