Bloccato lo spezzone partito dal No Border Camp. 200 arresti.
Ore 19.00 - Il corteo promosso dai sindacati confederali si è concluso da poco. Un corteo che ha segnato un’alta partecipazione, ma che di fatto più che pacifico è sembrato ovattato. Due i terreni su cui porre alcune considerazioni e monito anche in vista dell’appuntamento del prossimo 16 ottobre.
All’alta partecipazione di questo corteo non ha corrisposto una pratica che andasse oltre la semplice sfilata che entrasse anche nelle contraddizioni che questa crisi segna. La composizione stessa, per la maggioranza operai espulsi dal ciclo produttivo, che rivendica quel lavoro che è parte integrante dell’industrialismo radice della crisi, soprattutto climatica, e che sembra proprio non riuscire ad affrancarsi da questo perverso ciclo. Gli arresti preventivi, attuati fin dal mattino, e continuati nel pomeriggio all’interno del corteo e volti a colpire esclusivamente le componenti di movimento, nell’indifferenza di una manifestazione che non si è posta il problema di reagire, pongono alcune profonde riflessioni.
Un’ autocritica che deve partire dalla ricerca di una nuova strategia collettiva che sappia mettere in campo istanze di movimento reale capaci di confrontarsi con nuovi paradigmi che il livello di questa crisi impone.
La corrispondenza con Luca Casarini alle ore 19.00