2010 in Messico: due anniversari che si incrociano.
200 anni dall'indipendenza, 100 anni dalla rivoluzione messicana.
Il Presidente Calderon ha iniziato le celebrazioni dicendo che tutti i messicani hanno l’obbligo di lavorare intensamente per continuare a scrivere la storia del Messico, perchè la storia ha potuto cambiare e trasformare il paese.
"La fiamma del Bicentenario deve infondere in tutti noi il desiderio di lavorare insieme, che quel fuoco ci illumini e ci inorgoglisca ", ha sottolineato.
Se per il Governo il Bicentenario rappresenta una occasione per cercare di legittimarsi, sono in molti ad affermare che non c'è niente da festeggiare in un paese immiserito dalla crisi, militarizzato dalla "guerra ai narcos", devastato dallo sfruttamento ambientale.
I popoli indigeni affrontano il Bicentenario denunciando la realtà contro cui si scontrano quotidianamente.
Il supplemento de La Jornada Ojarasca, dedicato a dar voce alle esperienze indigene, nel suo numero di settembre apre con una serie di dichiarazioni di esponenti indigeni e approfondisce la situazione di attacco alle lotte locali, partendo dall'aggressione paramilitare al Municipio autonomo di San Juan Copala per arrivare alla situazione di Ostula, dove la lotta per la difesa delle terre recuperate si scontra con i "narcos" ed i poteri ufficiali.
La rivista on-line Desenformemonos dedica un ampia intervista video a Magdalena García Durán, mazahua originaria di San Antonio Pueblo Nuevo, Estado de México, ed ex-prigioniera politica arrestata ad Atenco.
Il Messico del Bicentenario deve fare i conti con i popoli indigeni e le lotte sociali.