giovedì 7 gennaio 2010

Dal Chiapas, Pianeta Terra: movimenti antisistema, riflessioni e analisi


Dicono da queste parti che avere per due volte in un mese la luna piena, è di buon auspicio. Questo 2010 è stato salutato da questa seconda luna che ha illuminato le notti di San Cristobal a cavallo del capodanno, notti cariche di interrogativi e di attesa. Gli zapatisti anche stavolta sono riusciti a stupire con il loro silenzio, e forse è stato proprio questo a predisporci all' ascolto, per sentire, nel profondo dei nostri cuori, la palabra verdadera. La compagna Fernanda Navarro ha raccontato come, le lingue maya, prevedano tre dimensioni: lettura, scrittura e ascolto.

Questo sedicesimo anniversario dell' insurrezione zapatista è stato marcato dall' assenza dell' EZLN, dalla chiusura dei caracoles e dalle testimonianze di lotta che sono state sempre il punto di partenza di ogni riflessione; queste hanno coniugato le nuove categorie di pensiero a partire dalle cosmovisioni delle popolazioni originarie, che devono riemergere dal disordine capitalistico, e segnare il cammino.
Il seminario internazionale di riflessione e analisi in occasione della pubblicazione del libro Primer coloquio internacional in memoriam Andrés Aubry. Planeta tierra: movimientos antisistemicos (CIDECI-Unitierra Chiapas, San Cristóbal de las Casas, 30-31 dicembre 2009,1-2 gennaio 2010), è stato aperto dal ricordo del sociologo e attivista francese fatto da Mercedes Olivera, maestra appartenente alla Otra Campaña, femminista e ribelle che, nel suo intervento, una lunga lettera indirizzata ad Andrés Aubry, ha fatto emergere la centralità della visione e partecipazione alla costruzione di un altro mondo possibile, dell' universo femminile e delle multiple identità indigene. Tematiche riprese da Gustavo Esteva, docente dell' Unitierra di Oxaca, che ha messo in guardia sulla gravità della situazione. Siamo di fronte al collasso del neoliberalismo, ma soprattutto, al collasso della concezione dell' uomo: la crisi dell' immaginazione. Immaginazione creativa, viva nella dimensione femminile e contadina che ha permesso loro di insorgere.
La ribellione degli oppressi dal sistema capitalista, grazie alla loro presa di coscienza, sta ottenendo già delle vittorie; un esempio per tutti, la lotta per il recupero delle terre attuata dai Sem Terra in Brasile.
Una delle conseguenze più allarmanti della crisi dell' immaginazione è la mancanza di desiderio del futuro, a cui Jérome Baschet, risponde con il no della rabbia e con la distruzione dell' esistente, facendo posto al nuovo orizzonte possibile: una società della despecializzazione generalizzata, dove a dominare siano il tempo qualitativo e concreto, la distruzione di strutture e istituzioni che dilaniano le risorse umane mondiali. Eclatante esempio: nutrirsi di insalate plastificate dopo un aver passato ore imbottigliati nel traffico per spostarsi dal luogo di lavoro alla propria casa. Diventa indispensabile il recupero del possesso dei mezzi di produzione, oggi mezzi di distruzione utili solo al profitto, al fine di ripensare un' altra logica di produzione che superi l' eurocentrismo e l' idea che il modernismo sia la soluzione di questa crisi. Durante la prima giornata si sono messe in campo tutte le parole chiave e i filoni della riflessione seguita nei giorni successivi. La scuola a cui unanimemente si è fatto riferimento è l' autonomia zapatista, della quale Paulina Fernánez ha svolto un' analisi approfondita. Una democrazia piena, orizzontale e includente che si esercita nei vari livelli dell' organizzazione della vita nelle comunità ribelli, nella ricerca del benessere collettivo: i municipi autonomi e i Caracoles, centri di coordinazione delle comunità autonome e interfaccia con la società civile solidale al movimento. L' esposizione di Sergio Tischler ha posto la questione della necessità dell' emancipazione della società dallo stato che anche il pensiero leninista e socialista non è riuscito a superare. 
Successivamente ha preso parola la poetessa e pellegrina indiana Corinne Kuman partecipante alle Corti Internazionali delle donne: un progetto che cerca di ribaltare la lettura vendicativa e patriarcale della società, proponendo un modello di giustizia riparatrice fondata sulla verità e la riconciliazione. Le Corti sono nate dal sogno di poter rompere con la violenza e reclamare la memoria, in funzione della riscrittura della storia. Uno spazio orizzontale dove le nuove visioni del sud globale si incontrano sfidando il sistema dominante sui temi dei diritti umani, scaturiti nell' era industriale e figli della logica della proprietà privata e del consumismo. Nuove forme di diritto che parlano agli emarginati per restituire etica alla politica e riscrivere la storia integrandola con la faccia più intima della visione femminile del mondo. Una lettura decentralizzata che tenga conto del vari universi, culture, pluralità, tradizioni filosofiche e cosmologie e, dove la nozione del sacro sia udibile. Tre stringenti interrogativi hanno chiuso il suo intervento: possiamo restituire il sacro al materialismo e l‚etica alla politica? Possiamo trovare il femminile nell' ethos dominante maschile? Possiamo restituire il sacro alla terra? Sul filone dei diritti si inserisce l' apporto dato dalla avvocatessa Barbara Zamora, tra l' altro partecipante agli accordi di San Andrés Larráinzar, delineante un' altra giustizia che deve superare il contratto sociale, rotto dagli abusi e dalla strumentalizzazione del potere. Ciò deve far scaturire un nuovo vincolo sociale basato sul senso di appartenenza ad una comunità, qualcosa di più di una rivoluzione. Non solo dobbiamo ribaltare il potere ma avere l' immaginazione per creare qualcosa di nuovo, un sogno collettivo che sorregga a protegga questi nuovi vincoli anche, se necessario, con una nuova forma di violenza. Uno dei vincoli possibili potrebbe essere la parola dell' EZLN, che unisce svariati mondi e crea un immaginario collettivo. La seconda giornata del seminario è stata chiusa da Catherine Walsh e dalla lettura dell' intervento di Javier Sicilia, impossibilitato a partecipare.
La sessione del primo gennaio è stata aperta da un saluto inviato da John Berger, che ha presentato il suo ultimo saggio Come resistere alla prigione planetaria, evoluzione del sistema penitenziario che nella sua ascesa ha raggiunto la dimensione dell' intero mondo. A seguito l' intervento di Pablo Gonzáles Casanova che, partendo dalla crisi del capitalismo, della civilizzazione e, in sostanza, di tutta la biosfera, cerca di delineare un' alternativa a partire dall' esperienza della rivoluzione cubana, unica ad aver saputo contrastare il capitalismo, e delle nuove forme di organizzazioni degli indigeni e degli zapatisti. Luis Villoro ha messo in guardia coloro che credono che il sistema capitalista collasserà su se stesso e ha invitato alla lotta per un ordine plurale, che risponda con la molteplicità delle culture al preteso modello unico occidentale, contro l' individualismo e la distruzione dell' ambiente. Infatti il capitalismo è il prodotto della cultura occidentale moderna e, come già sintetizzato da Cartesio, mette al centro del proprio pensiero l' io e il diritto individuale, con la pretesa di stabilire in maniera assoluta che cos' è il bene e la bellezza. Per contro, la cosmovisione indo-americana ci propone il "nosotros", la visione comunitaria e il diritto collettivo. In un crescendo di emozioni il focoso appello di Sergio Rodríguez, direttore della rivista Rebeldia, ha ribadito il concetto che non necessariamente il sistema capitalistico imploderà. Per cui ha invitato alla militanza attiva, base di partenza per ogni analisi e proposta, in contrapposizione a elucubrazioni filosofiche e autoreferenziali, per la costruzione di movimenti antisistemici che, dal basso a sinistra, costruiscano una nuova politica.
L' ultima giornata del seminario è stata la più intensa ed emozionante e ha visto anche un momento di approfondimento e confronto tra le varie esperienze di lotta coniugate al femminile con Mercedes Olivera. In apertura, Silvia Marcos, psicanalista, si è ricollegata alle riflessioni delle giornate precedenti, auspicando  una ridefinizione delle categorie filosofiche: saperi perché sfocino nell' azione concreta e in una militanza anche nel pensiero, il ritorno dei saperi locali. Questi stanno riemergendo dal basso, fino ad ora soffocati dal pensiero unico e globalizzato, astratto e accademico. Oltro feminismo, otra educación e otra justicia, sono modelli di riferimento già in atto nell' autonomia zapatista.
La partecipazione della donna nella costruzione dell' autonomia serve a contrastare il modello maschilista. L' educazione deve avere uno scopo diverso dalla scolarizzazione, e tendere, a partire dall' esperienza, ad un sapere simbolico, mitico, politico, contemporaneo ed ancestrale. Lo scopo della giustizia è quello di riparare, risanare e compensare. Walter Mignolo identifica quattro traiettorie comuni che marchino il cammino dei movimenti antisistemici. Reoccidentalizzazion-e: ricollocamento dell' occidente nel nuovo ordine mondiale che si sta delineando.
Deoccidentalizzazion-e: l' emergere dei principali paesi asiatici sulla scena mondiale, porta al ritorno del policentrismo dei saperi e dell' economia, contrastando il razzismo che ha sempre caratterizzato la cultura occidentale. Le categorie fondamentali, interelazionate tra loro, su cui bisogna agire sono: genere, economia, sapere e autorità che vanno liberate dall' accezione che il capitalismo ha loro imposto. Riorgannizzazione politica dei subalterni: il processo di deoccidentalizzazion-e porta la sinistra a ripensare queste categorie; con il sorgere di nuovi movimenti sociali dal sud del mondo, deve abbandonare concetti quali il proletariato, non più utilizzabile in un contesto deoccidentalizzato, e recuperare quelli di comune, comunale e commonwealth.
Decolonizzazione: superamento dei due pilastri del colonialismo, razzismo e patriarcalismo, il quale fonda il suo potere sulla vulnerabilità delle persone e sulla formazione di una classe sociale "inferiore", funzionale al sistema di sfruttamento, che ha reso possibile la sua affermazione. La trasformazione deve dirigersi verso un sistema economico policentrico nella quale abbia un ruolo determinante la questione ambientale. Fernanda Navarro è partita dall' analisi dell' autonomia zapatista per tracciare similitudini e differenze tra questo e gli altri movimenti antisistemici. La peculiarità più significativa dello zapatismo è la possibilità di azione in uno spazio reale e liberato dove poter applicare una nuova forma di democrazia diretta e comunitaria in contrapposizione al modello rappresentativo e autoritario.
A chiusura delle quattro giornate, Jaen Robert ha analizzato gli spazi concreti dell' autonomia zapatista: gli Aguascalientes e i caracoles; i primi concepiti per rispondere al desiderio di incontro con la società civile, i secondi luoghi di decisione assembleare. Ha paragonato gli zapatisti agli attori teatrali della Grecia e della Roma antica, che chiamavano la maschera persona. Che tipo di artisti sono quelli che indossano il passamontagna? Sono il volto dei senza volto che costruiscono un nuovo teatro dove la società civile è invitata a scoprirsi e a trovare il coraggio di raccontarsi.
Creare e rigenerare le relazioni è il modo migliore per combattere il capitalismo, il ritorno dei saperi diventa lo strumento per l' insurrezione dell' immaginazione repressa, paralizzata dalla distruzione della natura e della conoscenza. Liberarsi da tutto ciò che il sistema ha creato: servizi che fanno scaturire altri servizi (trasporti, sicurezza, etc.), la tirannia dell' orologio.
Riappropiarsi del tempo e dello spazio, dei saperi e dei sapori, dell' alimentazione come luogo della vita, contro la svalutazione che crea il bisogno di consumo. Lo stato delle cose è intollerabile, non c' è possibilità di cambiamento dall' interno della struttura capitalista, non c' è soluzione nel problema, quindi Jean Robert anela a grandi aguascalientes pubblici, dove la militanza non tema la libertà di azione per mancanza di coraggio o di immaginazione.
San Cristóbal de Las Casas,
Associazione Ya Basta! Italia

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!