Durissima la repressione contro i manifestanti che fin dalla mattina hanno circondato i palazzi del governo
1 dicembre giornata di insediamento del priista Pena Nieto alla Presidenza della Repubblica. Contro un'elezione considerata da molti illegittima ieri sono scesi in piazza fin dall'alba numerosi manifestanti che hanno cercato di circondare i palazzi governativi. La repressione è stata violentissima con feriti ed arresti e addirittura si è parlato di un morto (in nottata si è saputo che era un ferito che è in gravi condizioni all'ospedale). Ci sono stati scontri in tutto il centro.La protesta era stata lanciata dal movimento #YoSoy132, nato durante le elezioni per denunciare la mancanza di democrazia reale nel paese, dalle realtà studentesche e da comitati, reti, sindacati e organizzazioni sociali.
Da Desinformemonos la cronaca della giornata
Violenta repressione all'arrivo alla presidenza del paese di Pena Nieto
Almeno dieci feriti gravi e sette intossicati, 92 arrestati tra cui undici minori, e un numero indefinito di desaparecidos è il bilancio della violenta giornata di repressione che è cominciata la mattina di sabato e che è continuata fino alle 4 del pomeriggio, durante le proteste convocate dal movimento #YoSoy132 per l'entrata in carica alla presidenza di Enrique Peña Nieto.
Per più di dieci ore gli studenti, gli
attivisti, i militanti di varie organizzazioni civili e i sindacati e
cittadini mentre manifestavano ripudiando la presa di potere di Peña
Nieto, sono stati accerchiati, colpiti con armi da fuoco, picchiati,
asfissiati dai gas ed anche arrestati arbitrariamente da elementi della
polizia federale e statale, nella zona del Palacio legislativo di San
Lázaro – dove è iniziata la protesta– fino alla sede del Senato, ed
ancora nella zona del Zócalo, il Monumento alla Rivoluzione e il
Palacio de Bellas Artes.
Gli scontri
sono iniziati fin dalle sette della mattina nei dintorni di San Lázaro.
Alle 4:30 della mattina uno spezzone di giovani di #YoSoy132 e della
Acampada
Revolución si erano diretti verso il palazzo legislativo per fare una
catena umana intorno al Congreso. Qui si sono incontrati con spezzoni
della
Coordinadora Nacional de Trabajadores de la Educación (CNTE) ed altre
organizzazioni a cui poi si sono aggiunti anche i militanti del Frente
de
Pueblos en Defensa de la Tierra (FPDT). Circa alle sette della mattina i
manifestanti hanno iniziato a togliere alcune delle reti che
circondavano la zona. Immediatamente la polizia federale e i granatieri
del Distrito
Federal hanno iniziato a sparare una grande quantità di gas lacrimogeni e
pallottole di gomma. Da dentro il recinto hanno anche cominciato a
sparare acqua contro i manifestanti.
I
manifestanti hanno risposto con quello che avevano a disposizione e le
strade della zona si sono trasformate in un campo di battaglia. Qui ci
sono stati i feriti più gravi della giornata: Francisco Quinquedal
Leal, di 67 anni, professore di teatro e simpatizzante dell'Otra
Campaña,
colpito da una granata alla testa e il giovane Rubén Fuentes ferito da
arma da fuoco ad una gamba.
Con
sassi, bottiglie e molotov i manifestanti hanno risposto all'assalto
furioso della polizia. Gli scontri a San Lázaro sono durati fino alle 11
della mattina quando i manifestanti hanno deciso di riitirarsi e
continuare la protesta verso lo Zócalo
di Città del Messico, in cui si trova il Palacio Nacional, luogo dal
quale Enrique Peña Nieto doveva inviare un messaggio alla nazione.
Le
strade del centro storico sono state letteralmente blindate da migliaia
di poliziotti - federali, cittadini ed anche dei corpi della Bancaria
Industrial e del Tránsito- per impedire l'accesso allo Zocalo, perfino a
dei commercianti che portavano dei cartelli a favore del presidente. Un
gruppo di professori della CNTE è stato "circondato" dai granatieri
locali. Intanto c'erano scontri fin nella zona del Senato, a Reforma e
París.
Un cordone di granatieri,
insieme a pattuglie e uomini della sicurezza pubblica del Distretto
Federale impediva il passaggio in avenida Juárez, di fronte al Palacio
de Bellas Artes, dove verso l'una ci sono stati scontri tra forze
dell'ordine e manifestanti. Intanto un altro gruppo che protestava
veniva represso in avenida Reforma, vicino al Monumento a la Revolución.
Per due ore durante questa azione repressiva i negozi e locali di tutta
la zona sono stati chiusi.
In un giro fatto dai giornalisti di Desinformémonos
per tutto il centro si sono potuti vedere blocchi fatti dai poliziotti che circondavano l'intera area.
Attorno
alle quattro i gruppi di manifestanti erano in gran parte dispersi
dagli scontri avvenuti in diversi punti del centro storico. Circa un
migliaio di persone si sono ritrovate intorno alla Acampada
Revolución, al Monumento a la Revolución, e da là di sono diretti alla
Agencia 50 della Procuraduría General de Justicia del Distrito
Federal, in cui si trovavano 92 delle persone fermate senza che
peraltro, come raccontato dai militanti del movimento #YoSoy132, fosse possibile per gli avvocati vederli e
parlare con loro.
RASSEGNA STAMPA