Proseguono ininterrotte le proteste nel Paese dopo l’attacco dei miliziani islamici alla sede del maggior sindacato tunisino.
L’Ugtt ha indetto lo sciopero
generale nazionale in risposta all’aggressione subita alla sede
sindacale di Tunisi del 4 Dicembre, compiuta da miliziani della “Lega
per la Protezione della Rivoluzione”, l’emanazione più brutale
di Ennhadha, il partito islamico al Governo.
In quell’occasione la sede sindacale
è stata presa d’assalto da centinaia di miliziani armati di pietre
e bastoni, e diversi dirigenti e simpatizzanti dell’organizzazione
sono rimasti feriti. L’attacco, certamente premeditato come
dimostrano gli appelli che circolavano in rete fino a poche ore
prima, è stato compiuto in risposta alla grande mobilitazione di
piazza organizzata dall’Ugtt a Siliana, una città situata
nell’ovest della Tunisia inserita in una tra le regioni più povere
e svantaggiate del Paese. La tre giorni di sciopero generale
regionale indetta dall’Ugtt a Siliana ha portato alla destituzione
del governatore locale, nipote del primo ministro Jebali. Si è
trattato di una evidente vittoria politica per il sindacato.
Ma una risposta in termini politici era
evidentemente impraticabile per il partito islamico al potere che ha
invece optato per un vero e proprio assalto alla sede sindacale
compiuto dalla “Lega per la protezione della Rivoluzione”,
scatenando in questo modo un’escalation di tensione che ha portato
nel corso della scorsa settimana, in molte città della Tunisia, a
diverse manifestazioni di solidarietà nei confronti del sindacato.
Hanno partecipato migliaia di persone, soprattutto studenti, che
riconoscono nell’Ugtt il simbolo dell’opposizione a qualsiasi
forma di regime.
L’Uggt infatti, nonostante abbia una
storia costellata di contraddizioni e di atteggiamenti ambigui nei
confronti del regime di Bourghiba prima e di Ben Ali dopo,
rappresenta agli occhi dei tunisini, simbolicamente e razionalmente,
l’unica forza sociale in grado di opporsi agli abusi dello Stato, e
l’ultimo baluardo di difesa della democrazia, soprattutto ora che
le speranze di un cambiamento reale, portate dalla Rivoluzione, si
stanno affievolendo, principalmente a causa della dura repressione e
dell’atteggiamento non curante nei confronti dei bisogni delle
regioni marginalizzate che il governo sta portando avanti.
Il 6 dicembre sono stati indetti nelle
regioni di Siliana, Gafsa, Sidi Bouzid e Kasserine quattro scioperi
generali regionali, ma lo sciopero generale nazionale porta con sé
una carica di emotività e di valore simbolico. Il primo venne
indetto nel 1978 e si concluse con più di 400 morti, tanto che viene
ricordato come “il giovedì nero”. Un secondo sciopero generale
nazionale venne organizzato il 12 gennaio 2011 in pieno clima
rivoluzionario, e ha contribuito alla caduta del regime di Ben Ali,
avvenuta il 14 dello stesso mese.
Questa forte carica simbolica
contribuisce ad innalzare la tensione sociale in vista dello sciopero
del 13, che verrà preceduto da una manifestazione di artisti
solidali con il sindacato prevista per la sera di oggi, e da un
corteo del movimento Occupy Tunisia, domani nel centro di Tunisi.