Da una settimana i giovani croati scendono in piazza per protestare contro corruzione e crisi economica. Anche qui la protesta si alimenta su Facebook e corre sulla rete ma il vero pericolo è la destra nazionalista
Per spiegare quello che succede in Croazia occorre molta attenzione perchè si rischia di non riuscire a capire bene chi sono i protagonisti di queste manifestazioni che da una settimana stanno attraversando il paese, sopratutto Zagabria. Innanzitutto bisogna capire la situazione politica ed economica della Croazia. Il paese è retto da un governo di centrodestra, il cui maggior partito HDZ (quello del primo presidente Tudjman) è al potere dal 1991, tranne l'intervallo di 4 anni, dal 1999 al 2003 in cui ha governato la sinistra. Al vertice del partito ci sono ancora gli stessi uomini che sono stati protagonisti sulla scena politica durante gli anni della guerra che ha insaguinato tutto il territorio dei Balcani con migliaia di morti. Oggi in Croazia regna una corruzione dilagante legata, appunto agli uomini del HDZ. L'ex primo ministro Sanader che si è dimesso più di un anno fa, per cedere il suo posto a Jadranka Kosor, che è stata il braccio destro di Tudjman negli anni novanta, ora si trova in carcere. E' stato arrestato in Austria e accusato di corruzione, riciclaggio di denaro e abuso di potere. Tutto il gruppo dirigente del partito si è arricchito alle spalle dei cittadini rubando milioni di euro dalle casse dello stato.
Twitter, Facebook e YouTube non sono il movimento, ma gli strumenti del movimento. Hanno permesso di abbattere un regime pluridecennale, feroce e liberticida. Nelle piazze, gli attivisti avevano in una mano la bandiera, nell’altra il cellulare. Foto, post e tweet hanno incendiato gli animi e sconfitto la censura. Un pirata informatico è diventato ministro. Un rapper ha cantato la rivoluzione da YouTube. Niente sarà più come prima. E non solo nel mondo arabo.
Raffaella Cosentino ci racconta, in questo eBook pubblicato da terrelibere.org, un mondo arabo nel sud del mediterraneo che ha fatto prorpio l'utilizzo della rete e dei mezzi di comunicazione non controllati e poco controllabili.
Là dove grandi giornali e organi di infomazione occidentali e arabi hanno da anni hanno rinuciato ai propri inviati nelle capitali di paesi come Tunisia e Libia, accettando per buone e veritiere le notizie filtrate dall'informazione di regime, l'utilizzo della rete è diventato il mezzo del dissenso.