lunedì 8 febbraio 2010

Dance with the Dragon

I dollari cinesi e la Moldavia

Diario di bordo di Paolo Do - Singapore

L`ultimo discorso di Obama alla Nazione non poteva essere piu' chiaro: la cura per  aumentare i posti di lavoro nella recovery americana parla la lingua di nuovi accordi commerciali e delle esportazioni Made in USA, che Obama vuole duplicare in cinque anni. La promessa di far diminuire il tasso di disoccupazione americana non e' altro che un programma di ulteriori liberalizzazioni: solo portando a termine gli accordi di Doha sulla liberalizzazione dei servizi commerciali l'America potra' garantirsi un incremento dell'export. Le politiche sul lavoro USA passano quindi per il Doha Round del WTO. Siamo forse di fronte ad un radicale cambio di priorita` nella agenda di Obama per il 2010, dopo le scottanti sconfitte tanto sul clima che sulla riforma sanitaria?

Dal Nord al Sud dell’Argentina: NI UN METRO MÁS ¡LA TIERRA ES NUESTRA!

Report dalla Carovana Ya Basta di presenz/attiva nel gennaio 2010

Dalla regione de La Rioja, nei paesi di Chilecito e Guandacol, alla Patagonia, provincia del Chubut


Siamo partiti il 7 gennaio, destinazione Argentina: dieci carovanieri accomunati dall’idea di approfittare del viaggio per vedere cosa accade, come si organizza la gente, come resiste in questo immenso paese del Sud America. Per la prima volta la carovana Ya Basta parte dal Nord, dalla provincia de La Rioja, nei paesi di Chilecito e Guandacol, per conoscere le realtà delle assemblee cittadine autoconvocate: una nuova espressione dei movimenti che nasce dai bisogni concreti dei cittadini.

Diario da Haiti: gli aiuti selettivi

Primo capitolo del diario da Haiti

Gli aiuti e le esclusioni

di Fabrizio Lorusso

“Tutte le persone che ne hanno bisogno possono ricaricare il telefono gratis”, “Tutti i responsabili sindacali, le Ong e le organizzazioni umanitarie che vengono possono usare Internet gratis e possono fare anche delle riunioni”.
Dopo due giorni di viaggio tra aerei ed autobus da Città del Messico a Santo Domingo e poi a Port-au-Prince, Haiti, mi accoglie così il cartello scritto in creolo affisso sulla porta d’entrata dell’Aumohd, l’associazione di avvocati dedicati alla difesa dei diritti umani che operano nei quartieri disagiati di Porto Principe e che mi ospiteranno per una ventina di giorni nella zona Delmas, una delle tante città dentro la città che compongono la disastrata capitale haitiana. Il centro operativo dell’associazione funziona perfettamente grazie ad un generatore di corrente a benzina che alimenta alcuni computer portatili, dei cellulari e un paio di stampanti, strumenti indispensabili per ricominciare le attività di supporto alla popolazione e cercare la maniera migliore di ottenere i famosi “aiuti umanitari internazionali” che si vedono più alla televisione e nelle notizie che nella difficile realtà quotidiana.

venerdì 5 febbraio 2010

Nazionalismo e razzismo in Australia 2010

protesta Aborigena
Anche quest’anno per il 26 di gennaio, occasione della festa nazionale d’Australia che celebra l’arrivo della prima flotta navale Britannica in Australia nel 1788, la questione del razzismo e’ tornata alla ribalta per una congiunzione di problemi sociali, sia storici che d’origine piu’ recenti.
Sempre, e mai risolto, l‘Australia Day’ porta a galla il ‘problema’ Aborigeno e le condizioni da ‘Terzo Mondo’ in cui la maggior parte della popolazione Aborigena  continua a vivere. Anche se gran parte oramai vive in centri urbani, o nelle sue vicinanze, la poverta’ e’ simile dovunque.

Proposta per il Premio Nobel a Mustafa Barghouti attivista palestinese



MUSTAFA BARGHOUTHI NOMINATO PER IL PREMIO NOBEL PER LA PACE 2010 - COME SOSTENERE LA PROPOSTA

Mairead Maguire, Premio Nobel per la Pace e co-fondatrice di People Peace (Irlanda del Nord) ha annunciato questa mattina di aver proposto la candidatura di Mustafa Barghouthi come Premio Nobel per la Pace 2010.

Nella lettera inviata al Comitato per l´assegnazione del Nobel, la Maguire ha scritto:

Da Ciudad Juarez con amore

Messico: ancora morti nella guerra al narco

La strategia fallimentare del governo e la forza del narco; interrogativi importanti per il movimento

Domenica scorsa, 31 gennaio, all’alba in una strada di Ciudad Juarez, un gruppo di una ventina di persone, pesantemente armato, ha fatto irruzione in una casa privata dove si stava svolgendo una festa tra adolescenti. Un compleanno, il pretesto della riunione. Il gruppo armato, giunto sul posto a bordo di una decina di Suv neri, ha immediatamente separato uomini e donne, ovvero ragazzi e ragazzine. Le donne sono state cacciate - “Via da qui!”, hanno gridato loro. I ragazzi e un paio di adulti son stati fatti mettere in fila contro il muro nel cortile. E di lì, una mitragliata e la fine: 16 morti e diversi feriti, quasi tutti adolescenti. La strage.

Cina/USA - G2 senza fair play

Ovvero il nuovo scenario di comando capitalistico non è il ballo delle debuttanti


di Marzio Sturaro

Scomparsa dell’Europa, declino degli U.S.A., prorompente protagonismo della Cina questo il nuovo quadro capitalistico che sembra consegnarci la crisi in cui siamo immersi. La conduzione e la conclusione fallimentare del vertice climatico di Copenhagen lo hanno sottolineato; evidenziando un’asse di comando globale Cina/USA. Una inedita diarchia di potere, questo G2, in cui si confrontano, integrano e scontrano due differenti sistemi, comunque, di dominio capitalistico.Stampa e media in questi giorni, inanellando le occasioni di scontro (Google, diritti umani, armi a Taiwan, incontro col Dalai Lama…) si interrogano già sulla crisi del G2, usando però chiavi descrittive che non approfondiscono il quadro.

giovedì 4 febbraio 2010

Bil'in: tre nuovi arresti

A Bil’in tre nuovi arresti: Ibrahim Abed El Fatah Bornat, Hamde Abu Rahmah e una giornalista internazionale.
Alle 3.26 del 2 febbraio soldati israeliani sono entrati a piedi nel villaggio di Bil’in per arrestare Ibrahim Abed El Fatah Bornat. Correndo lungo la strada per arrivare all’abitazione di Ibrahim, i soldati hanno incontrato Ashraf Abu Rahmah: gli hanno puntato una pistola alla testa immobilizzandogli le braccia dietro la schiena, e gli hanno tappato la bocca con uno straccio perché non potesse dare l’allarme. Ashraf è stato allontanato e lasciato al buio, controllato a vista dai soldati, mentre Ibrahim veniva arrestato e portato via.

Serve una legge per i bambini sotto processo e in prigione

Un tribunale ha condannato una 15enne a 8 anni di prigione. Gli avvocati  Tanrıseven (Presidente dell’associazione degli avvocati di Batman) e Aktaş (Coordinatore del Centro per i diritti dei minori di Diyarbakir) hanno chiesto al governo di produrre, con estrema urgenza, le modifiche normative necessarie ad impedire l’imprigionamento dei minori. La ragazza, residente a Batman, è stata condannata dalla Autorità speciale dell’Alta corte criminale di Diyarbakir sulla base delle norme contenute nella Legge Anti Terrorismo.

Una portaerei chiamata Haiti

La IV Flotta in azione

Dall' intervento umanitario degli Usa nell' isola una militarizzazione di tutta l'area. Gli Stati Uniti cercano di ristabilire l'egemonia nel «cortile di casa».

di Raul Zibechi

La reazione degli Stati Uniti di militarizzare la parte haitiana dell'isola di Hispaniola dopo il devastante terremoto del 12 gennaio dovrebbe essere considerata nel contesto generato dalla crisi economica e finanziaria e dall'arrivo alla Casa Bianca di Barack Obama. Se le tendenze strategiche erano già presenti, la crisi le ha accelerate. Quello ad Haiti è stato il primo intervento di un certo tenore della IV flotta, da quando è stata ristabilita poco tempo fa.

mercoledì 3 febbraio 2010

Cina-Usa, toni da guerra fredda

La decisione di Obama di vendere armi Taiwan fa infuriare Pechino, che minaccia ripercussioni sulla cooperazione militare e sanzioni alle aziende belliche Usa. La reazione del Partito comunista cinese sulle colonne del suo organo ufficiale.

di Enrico Piovesana

Continua a montare la tensione tra Washington e Pechino. Pochi giorni dopo l'aspro scontro diplomatico seguito agli attacchi informatici subiti da Google in Cina (episodio che, China Daily come abbiamo scritto, si inserisce nella montante cyber-guerra fredda tra le due superpotenze), i due competitor globali sono nuovamente ai ferri corti a causa della decisione di Obama di vendere a Taiwan armi per sei miliardi e mezzo di dollari.

martedì 2 febbraio 2010

Tre giorni in Terra Santa


Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi in Israele con sei ministri per un incontro al vertice con l'establishment di Tel Aviv.

Per molti è la più importante visita ufficiale dell'Italia in Israele dal dopoguerra ad oggi. Sicuramente la tre giorni che vede impegnato Silvio Berlusconi in Terra Santa può essere considerata una delle missioni diplomatiche più importanti della sua carriera politica. Tant'è vero che il presidente del Consiglio è arrivato all'aeroporto di Tel Aviv accompagnato da sei dei suoi ministri: degli Esteri, Franco Frattini; della Difesa, Ignazio La Russa; degli Interni, Roberto Maroni; della Salute, Ferruccio Fazio; dei Trasporti, Altero Matteoli e dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo.

lunedì 1 febbraio 2010

Pompieri si scontrano con poliziotti antisommossa

Galizia 29 gennaio 2010
Circa 500 pompieri che manifestavano nella città di  Coruña, nel nord dello Stato Spagnolo, contro la privatizzazione del servizio pubblico si sono scontrati con le Forze di Polizia Antisommossa.
La manifestazione partita verso le 11.30 da Piazza Palloza si era conclusa davanti alla sede del governo locale, provocando il blocco del traffico.
Davanti alla sede dell'organismo provinciale i manifestanti chiedevano di incontrare sono stati caricati dai poliziotti.
I sindacati CC.OO., CIG e UGT avevano convocato la mobilitazione per richiedere una gestione pubblica del servizio dei pompieri che in parte è gestito da privati.
I lavoratori chiedevano anche aumenti salariali.

I video della protesta




Sgomberi a La Garrucha.

Articolo di Hermann Bellinghausen  su La Jornada – Domenica 31 gennaio 2010

Il governo vuole realizzare centri ecoturistici
Gli zapatisti denunciano lo sgombero e la distruzione di una comunità indigena
La giunta di buon governo (JBG) El camino del futuro, con sede nel caracol di La Garrucha, questo venerdì ha denunciato lo sgombero e distruzione della comunità indigena Laguna San Pedro, nel municipio autonomo Ricardo Flores Magón, lo scorso 22 gennaio. L’intenzione governativa dichiarata è “rimboschire” l’area e stabilire centri ecoturistici privati nei Montes Azules, dentro la considerata riserva della biosfera.
Mentre le case degli indigeni bruciavano, racconta la JBG, gli zapatisti sono stati costretti a salire sugli elicotteri per essere trasferiti nella città di Palenque, dove hanno sofferto “fame e freddo” in un rifugio fino a che non hanno ricevuto assistenza da organizzazioni civili indipendenti.

Europe on sale

Ovvero come la Banca cinese continua a colonizzare l'occidente

Il diario di bordo di Paolo Do - Singapore

A Singapore la notizia sta facendo non poco rumore: l`Europa è in vendita, e cerca acquirenti sul mercato asiatico. Tramite la banca americana Goldman Sachs il ministro delle finanze della Grecia sta provando a vendere buoni del tesoro nazionali lì dove la liquidità per tali acquisti di certo non manca: ovvero in Cina. Atene sta infatti cercando di piazzare buoni del tesoro per un valore di oltre 25 bilioni di Euro, per ri-finanziare il proprio debito nazionale. Saranno le ricche riserve della banca Cinese a salvare dal fallimento lo stato-nazione partenopeo?

domenica 31 gennaio 2010

Russia - La polizia saccheggia sede di gruppo ambientalista

di Astrit Dakli

La sede di “Baikal Wawe“, un gruppo ambientalista siberiano che sta battendosi contro la riapertura della cartiera sul lago Baikal decisa il 13 gennaio dal premier Vladimir Putin, è stata occupata e messa a sacco dalla polizia locale, che ieri ha portato via tutti i computer e molti documenti cartacei con la scusa di cercare del software senza licenza. I membri del gruppo che si trovavano nella sede sono stati portati in commissariato e identificati; il sito internet di Baikal Wawe è stato oscurato.

sabato 30 gennaio 2010

Il bavaglio del re Mohammed VI

di Jacopo Granci

Mercoledì 27 gennaio la monarchia marocchina ha ordinato la chiusura del settimanale Le Journal Hebdomadaire, una delle più autorevoli voci critiche del paese.
Intervista a Aboubakr Jamai, editorialista e fondatore di Le Journal, che ha diretto fino al 2006.
Abubakr Jamai è stato fondatore dei settimanali Le Journal e Assahifa nel 1997. Nel 2000 ha fondato Le Journal Hebdomadaire, di cui è stato direttore fino al 2006.

Chi è Aboubakr Jamai? Qual è stato il suo percorso prima di dedicarsi al giornalismo?
Ho seguito una formazione economica. Dopo la fine degli studi ho lavorato in una banca commerciale, la Wafa Bank, e poi ho collaborato alla fondazione di una banca d’affari. Nel 1996 sono stato nominato consigliere in materia di comunicazione del Secretariat Exsecutif du Sommet Economique du Moyen Orient e de l’Afrique du Nord. Un’organizzazione creata dopo il Summit Economico di Casablanca del 1994, che aveva il compito di accompagnare lo sviluppo economico dell’area. Ho lasciato l’incarico dopo un anno e mezzo, al momento della nascita di Assahifa e Le Journal (1997), di cui io sono uno dei co-fondatori, assieme ad Ali Amar.

Tensioni tra Usa e Cina

Dopo la vicenza di Google, gli Stati Uniti annunciano non a caso l'invio di armi a Taiwan.
Tutte le agenzie di stampa internazionali battono oggi la notizia che la decisione degli Stati Uniti di vendere a Taiwan armamenti per 6,4 miliardi di dollari ha provocato la immediata reazione della Cina, che ha espresso «indignazione» per la iniziativa della amministrazione Obama.
Le dichiarazioni del vice-ministro degli esteri cinese He Yafei, venerdì sera, hanno sottolineato che la decisione «avrà un grave impatto negativo» nei rapporti tra Pechino e Washington.
Dopo la decisione, peraltro la prima di questo tipo sotto l'amministrazione di Obama, della Casa Bianca che aveva notificato al Congresso l'intenzione di vendere a Taiwan armamenti per oltre 6 miliardi di dollari, tra cui elicotteri Blackhawk e missili Patriot Pechino ha annunciato la sospensione degli incontri militari di alto livello tra Cina e Stati Uniti.
Tutti i commentatori legano la vicenda a quello che viene definito un irrigidimento delle relazioni dopo la vicenda Google quando gli  Usa hanno accusato la Cina di «pirateria informatica» dopo che il motore di ricerca aveva reso noto che hacker cinesi erano entrati nelle caselle postali di dissidenti cinesi. La Cina aveva respinto le accuse, e un portavoce del ministero dell'Informatica aveva definito «senza fondamento» le affermazioni di Google.
Una vicenda dietro la quale si intravede la contesa per il controllo dell'espansione della rete e della sua gestione.
Pechino da due anni aveva sospeso ogni contatto di tipo militare con gli Stati Uniti dopo che l'allora presidente George W. Bush aveva presentato al Congresso un progetto per vendere armi a Taiwan.

RASSEGNA STAMPA INTERNAZIONALE
New York Times
China Daily
The Guardian
CNN

Nigeria - Un nuovo comunicato del Mend si inserisce nella confusa situazione del paese

Dopo il 23 novembre 2009, data nella quale il Presidente Umaru Yar'Adua è stato trasportato per ragioni d'urgenza medica in un ospedale in Arabia Saudita, nessuna decisione importante può essere trattata nel paese. Anche il processo di pace iniziato dal presidente è dunque fermo.
Il Movimento d'emancipazione del Delta del Niger (Mend) ha annunciato in un comunicato via web che "tutte le compagnie legate all'industria petrolifera nel delta devono prepararsi ad un assalto generale contro le loro installazioni e i loro impiegati"

I palestinesi protestano contro il muro, dura risposta di Israele

Ogni venerdì da cinque anni nei villaggi di confine ci sono delle manifestazioni. Ora la reazione dell'esercito si è intensificata

da Corriere.it

Scontri tra palestinesi ed esercito israeliano in Cisgiordania: in diversi villaggi, come Nilin e Nabi Saleh, i palestinesi protestano tutti i venerdì da cinque anni contro il muro di separazione con Israele. Con loro anche esponenti di associazioni pacifiste che da tempo seguono la vicenda. Negli ultimi giorni, come riferisce il «New York Times», la tensione si è intensificata e i militari hanno fatto ampio uso di gas lacrimogeni, come si vede nelle immagini che si riferiscono alle manifestazione del 29 e 22 gennaio a Nabi Saleh.

venerdì 29 gennaio 2010

Primo Marzo 2010 - Un giorno senza di noi...un giorno con tutti noi

Un giorno CON NOI, con i precari ed i disoccupati, con i lavoratori dipendenti e autonomi, un giorno degli autoctoni e dei migranti, uno giorno con noi TUTTI, per far vedere quanto siamo importanti.

Era il primo maggio 2006 quando milioni di indocumentados riempirono le piazze degli USA per dar vita a quello che poi è rimbalzato in ogni angolo del mondo con il nome di un dia sin nosotros, un giorno senza di noi.
Allora, solo pochi anni fa, milioni di migranti senza documenti rivendicavano la centralità del loro lavoro, della loro presenza, nel funzionamento della più grande economia del mondo. E l’eco di quella marcia non ha smesso di rimbombare ancora tra i diversi continenti, fino a prendere forma nei giorni nostri nelle 24 ore senza immigrati, la giornata senza di noi del primo marzo 2010.
Quel mondo però sembra non essere più lo stesso.

Il popolo honduregno ha scelto la piazza

Multitudinaria mobilitazione della Resistenza oscura la cerimonia d’insediamento e saluta Zelaya

Centinaia di migliaia di honduregni hanno marciato nuovamente per le strade di Tegucigalpa e San Pedro Sula, inviando un messaggio molto chiaro al presidente Porfirio Lobo Sosa: non ci potrà essere riconciliazione senza una giusta punizione per i golpisti e l’inizio di un percorso che conduca alla rifondazione del paese attraverso un Costituente. Il presidente Manuel Zelaya è volato verso la Repubblica Dominicana insieme alla sua famiglia, promettendo di far ritorno nel paese molto presto e di continuare a lavorare per la rivendicazione del suo popolo.

Video sulla manifestazione a Tegucigalpa:

Lotta contro la morte nelle carceri israeliane.

Un’organizzazione per i diritti umani palestinese riferisce che 22 prigionieri palestinesi lottano contro la morte nell’ospedale del carcere israeliano di al-Ramla.

L’associazione at-Tadàmun Internazionale, in un comunicato stampa diramato lunedì 25 gennaio ha diffuso un elenco contenente i nomi dei prigionieri palestinesi detenuti nell’ospedale del carcere al-Ramla "Mrash" (vicino a Gerusalemme) che versano in condizioni di salute estremamente difficili.
L'associazione ha precisato che si tratta di ventidue prigionieri che si trovano permanentemente nell’ospedale del carcere, e che decine di altri prigionieri arrivano in ospedale per cure o esami e poi tornano in cella.
L’associazione ha riferito della negligenza medica verso i prigionieri nell'ospedale della prigione; prigionieri che non ricevono le cure necessarie e che non si fidano dei medici israeliani e chiedono perciò un intervento, in nome dei diritti umani, affinché le loro vite siano salve.

Appello per il Newroz 2010


Newroz 2010: viaggio di conoscenza e di solidarietà per promuovere, in ambito europeo, un’attenzione sulle violazioni dei diritti umani in Turchia affinché ciò sia di monito e di stimolo al cambiamento di questo Stato. Non lasciamoli soli!  Costruiamo reti di solidarietà senza confini, per la pace, la giustizia e la libertà!

È il Newroz, il 21 Marzo, la festa del nuovo giorno, la festa che per tutti i popoli mesopotamici e per il popolo kurdo in particolare, segna la fine dell’oscurità e la rinascita della luce e della vita.
È la festa del fuoco, la festa della purificazione, il giorno dell’identità nazionale kurda negata dall’autoritarismo della Turchia e degli altri Stati tra i quali il Kurdistan è suddiviso.
Il Kurdistan, il paese che non c’è, una delle più grandi nazioni  al mondo alla quale viene negato il diritto ad esistere. Quaranta milioni di cuori che lottano, che soffrono e che trovano in questa festa la sintesi e  l’apoteosi della loro lotta.

Londra fumo negli occhi

 Alla conferenza di Londra sull’Afghanistan si discute di pace e di negoziati con i talebani, ma intanto si continua a fare la guerra e a preparare nuove offensive
di Enrico Piovesana

Mentre a Londra si aprivano i lavori della conferenza internazionale sull'Afghanistan - in cui per la prima volta si discuterà di trattative con i talebani - a Kabul un giovane imam, Mohammad Yunus, 36 anni, moriva al volante della sua auto, crivellata dai colpi di mitra sparati da un soldato statunitense dalla torretta del suo blindato, che evidentemente temeva fosse un kamikaze.
L'ennesimo "incidente", che ha immediatamente scatenato una rabbiosa protesta popolare davanti alla base militare Usa di Camp Phoenix. "Ci dispiace molto, ma sono cose che capitano. La famiglia sarà risarcita", è stato il commento ufficiale del comando Nato - che intanto prepara una nuova grande offensiva militare nella provincia meridionale di Helmand per "liberare" dai talebani il distretto di Garmsir: lo stesso dove pochi giorni fa l'esercito afgano aveva sparato sulla folla che protestava contro i violenti rastrellamenti dei marines nei villaggi della zona.

mercoledì 27 gennaio 2010

Haiti - Francesco Diasio di Amisnet da Port au Prince



Le impressioni all'arrivo nell'isola

Tra le le macerie di Haiti sono rimaste sotterrate dodici emittenti comunitarie. Refraka, la radio comunitaria della rete femminile con sede a Port-Au-Prince, è completamente distrutta; il Saks, società di animazione e comunicazione sociale, ormai inesistente. E questo solo per citarne alcune.
Secondo L'Amarc, Associazione mondiale delle radio comunitarie, sono circa quaranta le realtà radiofoniche dell'isola danneggiate, di cui venti con priorità di soccorso.
Una missione internazionale di urgenza dell'Amarc è accorsa in questi giorni sull'isola per valutare le zone più colpite e per fornire supporto alle emittenti danneggiate. Tra i cinque della squadra si trova Francesco Diasio di Amisnet.

Raggiunto telefonicamente da Radio Sherwood  racconta la realtà di Haiti.

Haiti - La dichiarazione di Montreal

Decine di organizzazioni e movimenti sociali riflettono sulla ricostruzione


All'attenzione dei governi e organizzazioni riunite a Montreal per far fronte alla situazione a Haiti.

La recente tragedia a Haiti ha commosso i popoli del mondo intero per il suo impatto devastante, le sue conseguenze ambientali e sociali, e soprattutto la perdita di vite umane che ha portato con sé.
Sfortunatamente i disastri naturali non sono una novità in questo paese dei Caraibi, come è stato l'uragano Hanna e Ike nel 2008.
Non è una novità vedere la comunità internazionale lanciare delle promesse di cooperazione e aiuto ad Haiti. Noi come organizzazioni e movimenti sociali, sulla base dei nostri contatti permanenti e di consultazione con i nostri patners dell'isola, siamo preoccupati che la risposta internazionale possa essere inquadrata senza avere come base il rispetto della sovranità e del pieno accordo con le necessità e richieste del popolo haitiano.

lunedì 25 gennaio 2010

Invasa la comunità zapatista di Bolón Ajaw



Articolo di Luis Hernández Navarro su La Jornada 
– Domenica 24 gennaio 2010
Elementi della Opddic invadono la comunità zapatista Bolón Ajaw
Un gruppo di indigeni priisti armati provenienti dall’ejido Agua Azul (municipio ufficiale di Tumbalá), la mattina di giovedì scorso hanno invaso le terre della comunità zapatista Bolón Ajaw. Gli invasori avevano armi e machete, “pronti ad usarli per colpire i nostri compagni”, ha denunciato questo sabato la giunta di buon governo (JBG) Corazón del arcoiris de la esperanza, del caracol di Morelia.

Singapore: lo zoo universitario

Finanza, formazione, nuova forza-lavoro cognitiva nel cuore dell'est-asiatico


Diario di bordo di Paolo Do (Singapore)

Atterrato nella tarda serata all'aeroporto internazionale di Singapore, da subito una cosa mi e` apparsa strana. Molti dei presunti viaggiatori ad aspettare nelle modernissime sale di attesa erano giovani immersi nella lettura chi di manuali, libri, chi di fotocopie, con l`aria di chi non ha intenzione di andare da nessuna parte. Ho scoperto, poi, che non di viaggiatori si tratta, ma di studenti. Con l'anno accademico appena iniziato e i primi esami da superare, essi infatti si trasferiscono qua per studiare. L`aeroporto di Singapore trasformato in una enorme sala studio, aperta 24 ore su 24, con internet gratuito, è solo uno degli aspetti inconsueti di questa città-Stato del Sud Asia.

Terremoto neoliberale ad Haiti



di Frei Gilvander Moreira

Le bande seminano il terrore ad Haiti", ripetono incessantemente i media, etichettando il popolo hatiano come violento.. Sarà così? Sarà questa natura indomabile la principale responsabile delle sofferenze senza misura che si è abbattuta sul popolo? Riflettiamo.
Haiti fu invaso brutalmente dalle truppe navali degli Stati Uniti tra il 1915 e il 1934. Innumerevoli dittature furono aiutate e appoggiate da Washington.

Haiti - Dentro l'arrivo degli aiuti


Attorno alle immagini che arrivano da Haiti molti si stanno interrogando.
Sono immagini che mischiano l'imponente macchina degli aiuti alla situazione drammatica della popolazione dell'isola.
Una macchina di aiuti che nel suo insieme sembra più un "invasione" da giocare a tutto campo: negli equilibri internazionali, nelle opinioni pubbliche dei paesi di provenienza, nell'affermazione dei ruoli all'interno dell'America Latina.

giovedì 21 gennaio 2010

Eta: processo democratico unica opzione


di Orsola Casagrande

“Il processo democratico non è la migliore opzione, bensì l’unica. Dobbiamo comprendere che la sua principale garanzia è il nostro popolo. Perché solo con la forza e la spinta del nostro popolo si potrà aprire, costruire e portare fino in fondo questo processo. […] Il processo democratico sarà il centro della lotta che la sinistra indipendentista dovrà sviluppare in futuro”. E’ con queste parole che l’Eta (l’organizzazione armata indipendentista basca) è entrata nel dibattito politico in corso in questi mesi nei Paesi Baschi. Un comunicato pubblicato in euskera, la lingua basca, sul quotidiano Gara. Un comunicato nel quale Eta fa sua l’iniziativa della sinistra indipendentista basca. Che nonostante la repressione, gli arresti, l’illegalizzazione di ogni sua singola struttura (giovanile, culturale, partitica) ha continuato a lavorare per una soluzione democratica e pacifica del conflitto basco-spagnolo.

lunedì 18 gennaio 2010

Cile - La destra vince elezioni


La destra cilena torna al potere per la prima volta dal ritorno della democrazia nel Paese, dopo vent'anni.
Il candidato conservatore Sebastian Piñera ha ottenuto il 52% dei consensi, contro il 48,12% dell'esponente del centrosinistra, Eduardo Frei.

La vittoria elettorale è stata sancita anche dalle dichiarazioni di Frei, candidato della Concertacion, la coalizione fra socialisti, democristiani e radicali.

La cortina di Silicio

Le radici economiche e politiche dello scontro 
Google - Governo Cinese

Il diario di bordo di Paolo Do - Shanghai (Cina)
La settimana scorsa i due più importanti e ‘caldi’ motori di ricerca del momento, ovvero Baidu e Google, sono stati rispettivamente attaccati. Il primo ad essere aggredito è stato Baidu.cn, ‘colpito ed affondato’ da parte di haker iraniani a firma Iran Cyber Army. L'attacco che ha colpito Google viene invece proprio da Pechino. E` iniziata la prima guerra delle informazioni e non ce ne siamo accorti? Non credo, ma è un fatto che l`annuncio di Google delinea un nuovo scenario e una nuova prospettiva ai confini della rete.

Associazione Ya Basta appoggia la raccolta fondi di Via Campesina per Haiti


18 / 1 / 2010
L’Associazione Ya Basta raccoglie l’invito di Via Campesina ad appoggiare la popolazione di Haiti inviando fondi alle organizzazioni di base contadine dell’isola. Il terremoto che ha colpito in maniera così drammatica l’isola caraibica ha messo in luce l’estrema povertà della popolazione e uno sviluppo finora basato sullo sfruttamento dell’ambiente. La popolazione ha bisogno ora del reale aiuto di tutti. Per questo sentendoci vicini a chi in tutto il mondo immagina un futuro di giustizia, di sviluppo diverso, di equilibrio ambientale appoggiamo la raccolta fondi di Via Campesina perchè gli aiuti non siano l’occasione per perpetrare una situazione di ingiustizia.
I fondi raccolto verranno inviati al Conto Bancario aperto da Via Campesina.
Per inviare i tuoi contributi:
Conto Corrente Banca Popolare Etica intestato a Associazione Ya Basta IBAN: IT06 J050 1812 1010 0000 0100 737 con la causale "Via Campesina per Haiti".

Carovana in Argentina - presenz/attiva gennaio 2010 - Guandacol contra la minería

L'arrivo della carovana di Ya Basta nel paese e' l'occasione per realizzare dal basso la locale Assemblea cittadina autoconvocata contro la miniera d'oro e uranio


Dal paese di Chilechito, una delegazione dell’assemblea cittadina El Famatina no se toca ha accompagnato la carovana fino al paese di Guandacol, sempre nella provincia nord occidentale di La Rioja, a 180 km e 4 ore di colectivo da Chilechito.
Qui un gruppo di attivisti locali cerca di promuovere l’assemblea per lottare contro la presenza di una miniera d'oro e uranio che e’ stata aperta in un’altra regione ma a soli 15 km da Guandacol, su cui ricadono le polveri delle esplosioni attuate per i sondaggi e le estrazioni.
A Guandacol ci accoglie Ricardo, un compagno ex-professore molto attento alla sostenibilita' della sua terra, che insieme a Ivana, un’insegnante di storia, e ad alcuni giovani ha organizzato un incontro per sensibilizzare i suoi concittadini (Guandacol e’ un piccolo centro rurale di 4mila abitanti) rispetto ai danni della minería.

venerdì 15 gennaio 2010

HONDURAS : Parla il giornalista sequestrato e torturato


"Vogliono zittire la stampa indipendente e popolare" 
Da un punto non precisato della regione centroamericana parla il giornalista che è stato sequestrato e torturato

Lo scorso 29 dicembre, César Silva, comunicatore sociale impegnato a raccontare la lotta del popolo honduregno contro il colpo di Stato, è stato sequestrato e selvaggiamente percosso e torturato da sconosciuti, che Silva assicura essere membri dell'esercito o della polizia. Secondo le varie organizzazioni dei diritti umani dell'Honduras, quanto accaduto a Silva fa parte di una strategia repressiva promossa dal governo di fatto usando il braccio armato delle forze militari del paese, per seminare il terrore tra la popolazione ed i mezzi di comunicazione che non si sono piegati alle forze golpiste. 
 
César Silva, insieme a Edwin Renán Fajardo, il ragazzo di 22 anni assassinato lo scorso 22 dicembre, sono autori di un'infinità di audiovisivi che sono stati materiale imprescindibile per raccontare al mondo la tragedia del popolo honduregno dopo il 28 giugno e per organizzare attività formative e di coscientizzazione della Resistenza in numerosi quartieri e colonie della capitale e nel resto del paese. 

Uruguay Tupamara



In Uruguay piove. Piove sempre. Piove anche la notte della vittoria di José (Pepe) Mujica. El Pepe sarà il nuovo presidente della Repubblica Orientale dell’Uruguay. Ex tupamaro. Ha passato 13 anni in carcere. Per alcuni anni la sua cella è stata un pozzo con l’acqua fino alle caviglie. Ha passato anni senza poter leggere nulla, senza parlare con nessuno. Le sue migliori amiche erano le formiche. In carcere, racconta, ha scoperto che le formiche urlano.
Ed urlano anche le centinaia di migliaia di uruguaiani ed uruguaiane che il 29 dicembre hanno eletto il secondo presidente del Frente Amplio. Ormai lontano 25 anni dalla fine della dittatura e dalla suggestiva storia della prigionia, oggi Mujica accetta perfino di mettere la cravatta, ma solo nei viaggi diplomatici e quando riceve personalità importanti. Senza dubbio queste elezioni hanno un alto valore simbolico. Rappresentano l’inizio del secondo governo del Frente Amplio, dopo quasi due secoli di dominio della scena politica da parte dei partiti tradizionali, il partito Blanco (o Nacional) ed il partito Colorado. Il Frente Amplio è oggi una coalizioni di 34 gruppi politici, che si identificano con un unico programma di sinistra.

giovedì 14 gennaio 2010

L'oro nero della Coppa d'Africa

La manifestazione sportiva che precede il mondiale di calcio sudafricano denuncia le vere dinamiche sociali e politiche di un continente ricco di contraddizioni e di conflitti dimenticati e nascosti.

di Ivan Grozny

Comunque la si voglia vedere, lo sport rimane sempre affidabile specchio dei nostri tempi. Incredibile elemento di coinvolgimento sociale, volano di emozioni, è anche un grande evidenziatore di contraddizioni, sociali soprattutto.

In questi giorni si sta svolgendo l’attesissima rassegna continentale dove si affrontano le migliori selezioni nazionali africane.

Paesi ospitanti Angola e Cabinda. Questo è un particolare che fino a poco fa era sconosciuto ai più, ma che da qualche giorno è balzato alle cronache internazionali per i tragici fatti che hanno coinvolto la selezione calcistica del Togo. Un bagno di sangue che poteva avere ancora più gravi conseguenze, che ha lasciato a terra tre uomini della delegazioni e feritogravemente almeno il doppio. Una pioggia di fuoco ha investito i due pullman che avevano appena raggiunto la Cabina, enclave all’interno della Repubblica del Congo.

Resta da chiedersi il perché di tanta ferocia, e soprattutto, capire cosa accade in questo pezzo di mondo che sembra non avere pace. Da qui si potrebbe pericolosamente imboccare la strada delle congetture, delle facili conclusioni. Ma il rischio è come sempre alto, perché in un mondo dove è continuo il richiamo all’allarme, diventa poi difficile fare delle distinzioni . Soprattutto perché questo è l’anno dei Campionati del Mondo di calcio, che per la prima volta nella storia si svolgeranno nel continente africano. In Sudafrica.

Diventa facile per molti puntare il dito sull’instabilità politica, sul rischio di organizzare manifestazioni di tale portata in certe aree del mondo.

Certo, lasciare che il torneo cominci e tutto si svolga come nulla fosse, non è la scelta che avremmo sostenuto, ma come ragiona il governo mondiale del calcio non è una scoperta di oggi.

E’ più onesto invece dire che quanto è accaduto è assolutamente drammatico, che gli atleti del Togo stavano raggiungendo la sede delle loro partite in pullman, e non in aereo, per risparmiare le spese, visto che queste sono a loro carico. E che non tutti i giocatori di queste nazionali sono fortunatamente accasati a club europei, con stipendi certi e abbondanti. Per la maggiore parte di questi calciatori la rassegna continentale diventa la grande occasione per cercare di mettersi in mostra, per trovare fortuna. L’unica stella di questa nazionale è infatti Adebayor, attaccante che da anni milita nella ricca Premier League inglese.

Ma è un’eccezione. E che lui, come Drogba o Eto’o, tanto per citare i più famosi, ci tengono particolarmente a questo evento, perché, a loro detta, è il modo di restituire qualcosa alla loro gente. Ci piace pensare a questo come un aspetto sincero. Abbiamo voglia di crederci. Ma sappiamo anche che i governi sfruttano i loro eventuali successi, e sappiamo quanto bravi sono a farlo. E questo a ogni latitudine, a dire la verità.

Non era un agguato preparato, quello che hanno subito i giocatori del Togo. Non è Al Qaeda quella che si

Haiti, testimonianze dall'isola

Danni incalcolabili. Forse migliaia le vittime. La capitale quasi completamente rasa al suolo

di Alessandro Grandi

"La situazione è drammatica, tragica. Port au Prince è stata completamente devastata. Il palazzo presidenziale, la cattedrale, i vari ministeri sono crollati. Noi abbiamo la certezza che le nostre strutture a Port de Paix (nord del Paese) hanno retto e bambini e personale sono sani e salvi. Ma c'è stata una grande paura" dice Massimiliano Salierno uno dei responsabili di Anpil, associazione che si occupa dei bambini meno fortunati di Haiti. Dal nord del paese ci hanno confermato che è impossibile comunicare via telefono" aggiunge Salierno. "Anche gli haitiani che possono farlo si affidano ad internet per mettersi in contatto tra loro all'interno del Paese" conclude.
"Via mail abbiamo dialogato con Jacquelin Louis, responsabile della scuola di Tendron sulla Tortuga. L'isola della Tortuga è stata fortunatamente risparmiata dalla devastazione che ha invece colpito Port au Prince. I bambini stanno bene. Solo tanto spavento".
"La mia casa è distrutta. Fortunatamente io e la famiglia possiamo stare da amici. A noi è andata bene mentre il paese, e soprattutto la capitale Port au Prince, le cose vanno molto male. E' tutto distrutto. Ci saranno sicuramente molte centinaia di morti" racconta Roberto Stephenson, fotografo italiano che da molti anni vive a Port au Prince.
L'ambasciatore haitiano presso l'Organizzazione degli Stati Americani (Osa) ha dichiarato che i morti causati dal sisma potrebbero essere decine di migliaia.
Le notizie che giungono da Haiti sono terribili. Anche le sedi della Missione di Stabilizzazione delle Nazioni Unite, Minustah sono parzialmente crollate. Diversi caschi blu, le notizie dicono almeno 4 e tutti id origine giordana, sarebbero morti. Fonti non confermate fanno sapere che diversi caschi blu filippini sarebbero intrappolati fra le macerie della loro caserma a Port au Prince.
Cittadini haitiani che vivono nella repubblica Dominicana raccontano di un terremoto potentissimo che ha fatto oscillare per decine di secondi i palazzi più alti. La popolazione si è riversata nelle strade impaurita. Nicolas Sergileffe ha raccontato al telefono con PeaceReporter: "Quello che so di Haiti l'ho visto su Internet. Le comunicazioni con l'atra parte dell'isola di Hispaniola sono interrotte. Non so come sentire i miei parenti. Sto decidendo in queste ore di partire e andare di persona a controllare la situazione". Intanto l'aeroporto internazionale di Port au Prince sembra essere tornato operativo.

Tratto Peace Report

mercoledì 13 gennaio 2010

LUCA TORNATORE E' LIBERO

Reclamare l’indipendenza e la sovranità di tutti e ognuno

Dopo settimane, lunghissime settimane, di immotivata ed ingiustificabile carcerazione preventi va, il giudice danese nel corso dell'udienza appena conclusa, ha disposto l'immediata scarcerazione di Luca, assolto perchè innocente.
"Luca libero" è stato lo slogan che ha attraversato le piazze italiane in tutti questi giorni e che, finalmente, è diventato realtà.

Haiti - Un paese tra i più poveri del mondo


"Il sisma di martedì notte tocca uno dei paesi più poveri del mondo, già messo alla prova dai cicloni del 2008. Allora la distruzione di strade, infrastrutture e abitazioni era stata del 15% della ricchezza nazionale.
Nel 2008 l'isola è stata scossa da violente proteste per l'estrema miseria.
A questa situazione di povertà si è aggiunta la crisi globale che ha portato al fatto che molti emigrati dal paese hanno smesso di mandare le rimesse dall'estero.
12000 haitiani lasciano ogni anno il loro paese garantendo fino all'ultimo anno all'economia dell'isola due volte di più degli aiuti internazionali.
Nel 2009 c'era stato un leggero ritorno alla normalità, sempre con parametri che lasciano l'isola tra i paesi più poveri del mondo.
Il drammatico terremoto è arrivato in un momento tra l'altro di instabilità politica non certo nuova nel paese."

Questi alcuni dei punti segnalati nell'articolo di Le Monde di Jean-Michel Caroit che vi segnaliamo al link:
 Le Monde

Lo stato blindato

Il premier Netanyahu annuncia la creazione d'una nuova barriera, tra Israele e l'Egitto: per garantire il carattere ebraico della nazione e bloccare terroristi e lavoratori irregolari


di Michele Giorgio

Israele sarà come Sparta non come Atene, spiegava ieri il politologo Eitan Haber sulle pagine di Yediot Ahronot commentando la mossa del primo ministro Benyamin Netanyahu che ha annunciato la costruzione di una barriera lungo il confine con l'Egitto, per impedire l'ingresso ai migranti provenienti dall'Africa.
«Ho preso la decisione di chiudere la frontiera meridionale agli infiltrati e ai terroristi. Si tratta di una scelta strategica, per garantire il carattere democratico ed ebraico di Israele» ha proclamato Netanyahu con tono solenne. «Non possiamo lasciare che decine di migliaia di lavoratori irregolari s'infiltrino in Israele attraverso il confine meridionale e che il nostro paese sia inondato da stranieri illegali», ha aggiunto il premier. Dopo il muro israeliano in Cisgiordania per ingabbiare i palestinesi, nei prossimi anni ne sorgerà un altro lungo molti dei 266 km della frontiera con l'Egitto, «paese fratello» nella lotta ai palestinesi, agli attivisti politici e ai migranti.

Turchia, rabbia per articolo Ocalan sul Manifesto

Per il ministero turco della Giustizia il leader del PKK non può scrivere articoli



"Ocalan non ha il diritto di mandare articoli ai giornali o di scrivere per un giornale in quanto detenuto". Questo il testo di un comunicato diffuso oggi sul sito internet del ministero della Giustizia turco.

Abdullah Ocalan, detto Apo, leader del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (Pkk), sta scontando l'ergastolo in un penitenziario di massima sicurezza turco nell'isola di Imrali. Il 9 gennaio scorso ha iniziato una collaborazione con il quotidiano italiano il manifesto, (Leggi l'articolo pubblicato da Il Manifesto) pubblicando il primo di una serie di articoli in esclusiva.

martedì 12 gennaio 2010

Così vicino così lontano


Luca Tornatore, lettera dal carcere


Copenhagen, 7 gennaio 2010. Ciò che è accaduto a Copenhagen durante il COP15 e, in seguito, nelle prigioni e nelle aule di tribunale richiede una riflessione puntuale. Il punto non è se io, o molti altri, sia più o meno colpevole dell’accusa formale (cosa che non è),  ma di cosa sono realmente colpevole, se di colpa si tratta. Nelle parole del P.M, che ha chiesto e ottenuto la mia carcerazione, il pericolo grave era che io continuassi a partecipare a “disordini”, come ammettevo di aver già fatto; con ciò ella si riferiva non ai “riots” ma ad una manifestazione di 150.000 persone perfettamente legale, legittima e pacifica. Gli unici disordini li aveva in effetti creati la polizia, arrestando di punto in bianco centinaia di persone, tutte poi rilasciate nelle ore successive senza alcun reato fosse loro contestato. La foto di centinaia di persone ammanettate, sedute a terra in lunghe file, ognuna fra le gambe divaricate......

Inizia un caldo 2010 per il Messico


di Gennaro Carotenuto
L’anno per i messicani, quelli delle classi medie e popolari s’intende, è cominciata con una rabbia ancora sorda e con una preoccupazione diffusa. In un continente dove le tasse dirette sulla ricchezza sono semplicemente risibili, l’aumento dell’IVA al 16% dal primo gennaio suona come una beffa e una nuova ingiustizia. Così il governo di Felipe Calderón, che ha sulla coscienza già 16.000 morti in tre anni nella guerra del narcotraffico nella quale lo stato, la politica, l’esercito sono parte in causa, ha scelto su quali spalle far pesare l’assoluta incapacità del suo governo e del modello neoliberale di risollevare il paese: quegli 80 milioni di messicani che già hanno difficoltà ad arrivare a fine mese. Che però reagiscono: alla chiusura di questo articolo, l’alba di martedì in Messico, decine di blocchi stradali sono segnalati nelle principali strade del paese. Come se non bastasse l’aumento dell’IVA, non appena sconfitta la resistenza degli elettricisti di “Luz y Fuerza” e di fatto terminando la privatizzazione del settore (con il solito bla bla bla, sull’efficienza, la concorrenza e i benefici per i cittadini) la seconda cattiva notizia...

Membro del Gruppo di pace del PKK arrestato.


Un membro del PKK che si  consegnò alle autorità turche al varco di Harbur in Ottobre è stata arrestata domenica all'aeroporto di Diyarbakir.
Gülbahar Çiçekçi era diretta ad Ankara con un altro membro del gruppo di pace, Şerif Gençdal,quando è stata fermata al check in per l'identificazione. La polizia ha dichiarato che l'arresto è stato dovuto ad un discorso da lei pronunciato a Doğubayazıt, nel distretto di Ağrı.
Çiçekçi è stata presa in consegna dal Dipartimento anti-terrorismo del Distretto di polizia di Diyarbakir ed ha vauto la prima udienza davanti alla Corte di Diyarbakir oggi stesso (lunedì 11 gennaio NdT).
34 persone - tra le quali diversi rifugiati provenienti dal campo profughi di Mahmour, gestito dalle Nazioni Unite e diversi membri del PKK provenienti dal Monte Qandhil- entrarono lo scorso 19 Ottobre in
Turchia dal valico di Confine Harbur nell'ambito dell'iniziativa dei Gruppi di pace promossa dal Leader kurdo Abdullah Ocalan. Alcuni, dopo il loro ingresso vennero arrestati ma, alla fine furono tutti rilasciati.

lunedì 11 gennaio 2010

Il salto della tigre

Il diario di bordo di Paolo Do (Shanghai - Cina)

La Cina quest`anno, nonostante il tentativo di ridurre lo squilibrio della propria bilancia commerciale (quest`ultimo vista da molti come la causa della crisi in corso), sembra  che abbia addirittura approfondito tale instabilità. La Cina ha infatti sorpassato nel 2010, ovvero l`anno della tigre secondo lo zodiaco cinese, la Germania come paese leader nell`export.
Entro quest`anno la red hot china’s economy potrebbe addirittura superare il Giappone come seconda economia mondiale, dietro solo agli Usa. Il 2009 è stato in effetti l`anno dei record per il regno di Mezzo, che  è diventato, tra le altre cose, il più grande mercato mondiale nella vendita di autovetture. La azienda automobilista Saic Motor quest`anno (protagonista di un incremento del proprio fatturato di circa il 600%), ha tra le altre cose promosso non solo corsi universitari per giovani ingegneri meccanici in molte università pubbliche e private, ma anche corsi di laurea per aspiranti modelle nelle fiere automobilistiche internazionali. Simili corsi di laurea, che fanno forse il paio  con la moltiplicazione degli insegnamenti privi di qualità delle università Italiane, sono anch’essi parte della Cina contemporanea.

Carovana in Argentina - Presenz/attiva gennaio 2010 - Prima tappa: Chilecito - Famatina


La carovana Ya Basta di presenza attiva in Argentina parte dal Nord e ha come prima tappa Chilecito, nella provincia de La Rioja.

Qui abbiamo incontrato un’assemblea cittadina che si batte dal 2001 contro la realizzazione di una miniera d’oro sul monte Famatina, un’esperienza che Ya Basta Marche in una precedente carovana aveva già conosciuto e sostenuto e che e’ stata divulgata in diversi film documentari.
L’assemblea “El famatina no se toca” ha coinvolto la popolazione in una battaglia che ha permesso di bloccare i lavori della miniera d'oro in questa zona, con un picchetto permanente, presidi e azioni di disobbedienza al passaggio dei camion della azienza mineraria, esperienza a cui hanno partecipato molte donne, come Gabriela, Marcela, Perla, che ieri ci hanno accolti e ospitati.
La delegazione di Ya Basta e’ stata intervistata in diretta su Radio Comarca, un'emittente locale solidale con la lotta dell’assemblea, che ha voluto conoscere le attività dell'associazione e le problematiche che, a livello ambientale e sociale, stiamo attraversando in Italia.

domenica 10 gennaio 2010

Carovana Mexico 2.0.10 - Resoconto della visita al Caracol 5 di Roberto Barrios

Gli appunti di Daniele del Coordinamento Toscano in sostegno alla lotta zapatista


Una volta riaperti i Caracoles, siamo riusciti ad andare a Roberto Barrios, il Caracol della Zona Norte, quello ad un'ora da Palenque. 
Quello che deve fare i conti con un livello di conflittualità altissimo.
Qualche mese fa, come riportava Herman Bellinghausen su La Jornada, in seguito ad una denuncia della Junta del Buen Gobierno, e come ci hanno confermato zapatisti e zapatiste all'interno del Caracol, gli alunni della scuola sono stati presi a sassate e durante la notte sono stati esplosi colpi di arma da fuoco a scopo intimidatorio e provocatorio.
La tensione si respira, è nell'aria: il cancello del Caracol chiuso sempre a lucchetto, gli internazionali appena scendono dal camiocino vengono fatti entrare e il cancello viene immediatamente richiuso; il bagno al fiume è consentito ma solo a determinate ore e accompagnati. La visita alle cascate vietata.
Tutte misure, queste, mai viste nelle nostre visite precedenti. Il Caracol sembra un luogo semi-abbandonato e desolato che pian piano inizia a rivivere. Vero è che la Junta per un anno è stata nel Caracol di Oventic.
Non sappiamo perche´ e non l'abbiamo voluto chiedere.Siamo stati ricevuti dalla Commissione di Vigilanza (anche questo fatto insolito per Roberto Barrios) e poi dalla Junta che ci ha permesso di incontrare i Formadores dell'Educazione. I Formadores sono i Promodores della prima generazione, coloro che adesso oltre che ad insegnare fanno formazione ai nuovi Promodores.
L'assemblea e´ stata proficua: abbiamo pianificato come sviluppare in futuro il nostro rapporto, come procedere, come dicono loro, nel nostro cammino fianco a fianco. Abbiamo deciso di provare ad affiancare ad un puro sostegno economico al sistema educativo secondario (CCETAZ), una specie di formazione su aree indicate dai Formadores. Forma e contenuto tutto da inventare.
Dopo un giorno e una notte di pioggia e umidità (anche questo insolito a gennaio a Roberto Barrios!!!), avendo già fatto quello che dovevamo fare abbiamo deciso di andarcene con un giorno di anticipo e ci siamo recati al Balneario El Salvador, situato in località Agua Clara a 60 Km da Palenque, in direzione San Cristobal.
Il Balneario è una struttura turistica, abbandonata dal 1994, da circa un anno "gestita" dagli zapatisti, fa parte del Municipio Autonomo Comandanta Ramona, Caracol di Morelia. E´ un luogo interessante, impossibile da riassumere in poche righe, necessita di un capitolo a se. Consigliata comunque la visita (il posto è bellissimo) e il pernottamento.

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!