A Bil’in tre nuovi arresti: Ibrahim Abed El Fatah Bornat, Hamde Abu Rahmah e una giornalista internazionale.
Alle 3.26 del 2 febbraio soldati israeliani sono entrati a piedi nel villaggio di Bil’in per arrestare Ibrahim Abed El Fatah Bornat. Correndo lungo la strada per arrivare all’abitazione di Ibrahim, i soldati hanno incontrato Ashraf Abu Rahmah: gli hanno puntato una pistola alla testa immobilizzandogli le braccia dietro la schiena, e gli hanno tappato la bocca con uno straccio perché non potesse dare l’allarme. Ashraf è stato allontanato e lasciato al buio, controllato a vista dai soldati, mentre Ibrahim veniva arrestato e portato via.
Alle 3.30 un convoglio militare composto da 7 jeep dell’Esercito israeliano è entrato nel villaggio di Bil’in per cercare la casa della famiglia di Ibrahim. Un computer, un paio di scarpe, un cappello e numerosi documenti - tutti appartenenti al fratello di Ibrahim, Mohammad - sono stati sequestrati. Mentre la perquisizione era in corso, un cameraman e un fotografo che stavano riprendendo la scena sono stati fatti allontanare da alcuni soldati e dalla polizia di frontiera, che ha dichiarato l’area chiusa in quanto zona militare. Il capitano del convoglio impugnava un documento scritto in lingua ebraica, che probabilmente sosteneva la chiusura dell’area in quanto zona militare. Tutte le persone presenti sono state fatte rimanere a distanza di 50 metri dal perimetro della casa. Quando è stato chiesto di poter leggere le carte il capitano ha rifiutato, respingendo indietro chiunque si avvicinasse con la minaccia dell’arresto.
Mentre un giornalista di Bil’in, Hamde Abu Rahmah, stava scattando delle foto, i soldati lo hanno violentemente aggredito per poi arrestarlo. Anche una giornalista internazionale, che cercava di impedire l’arresto di Hamde, è stata arrestata. Entrambi sono stati ammanettati e portati via su una jeep militare. Approssimativamente intorno alle 4.30 del mattino il convoglio ha lasciato il villaggio.