giovedì 4 febbraio 2010

Bil'in: tre nuovi arresti

A Bil’in tre nuovi arresti: Ibrahim Abed El Fatah Bornat, Hamde Abu Rahmah e una giornalista internazionale.
Alle 3.26 del 2 febbraio soldati israeliani sono entrati a piedi nel villaggio di Bil’in per arrestare Ibrahim Abed El Fatah Bornat. Correndo lungo la strada per arrivare all’abitazione di Ibrahim, i soldati hanno incontrato Ashraf Abu Rahmah: gli hanno puntato una pistola alla testa immobilizzandogli le braccia dietro la schiena, e gli hanno tappato la bocca con uno straccio perché non potesse dare l’allarme. Ashraf è stato allontanato e lasciato al buio, controllato a vista dai soldati, mentre Ibrahim veniva arrestato e portato via.
Alle 3.30 un convoglio militare composto da 7 jeep dell’Esercito israeliano è entrato nel villaggio di Bil’in per cercare la casa della famiglia di Ibrahim. Un computer, un paio di scarpe, un cappello e numerosi documenti - tutti appartenenti al fratello di Ibrahim, Mohammad - sono stati sequestrati. Mentre la perquisizione era in corso, un cameraman e un fotografo che stavano riprendendo la scena sono stati fatti allontanare da alcuni soldati e dalla polizia di frontiera, che ha dichiarato l’area chiusa in quanto zona militare. Il capitano del convoglio impugnava un documento scritto in lingua ebraica, che probabilmente sosteneva la chiusura dell’area in quanto zona militare. Tutte le persone presenti sono state fatte rimanere a distanza di 50 metri dal perimetro della casa. Quando è stato chiesto di poter leggere le carte il capitano ha rifiutato, respingendo indietro chiunque si avvicinasse con la minaccia dell’arresto.

Mentre un giornalista di Bil’in, Hamde Abu Rahmah, stava scattando delle foto, i soldati lo hanno violentemente aggredito per poi arrestarlo. Anche una giornalista internazionale, che cercava di impedire l’arresto di Hamde, è stata arrestata. Entrambi sono stati ammanettati e portati via su una jeep militare. Approssimativamente intorno alle 4.30 del mattino il convoglio ha lasciato il villaggio.

Nel frattempo, dopo aver pagato una cauzione pari a 10mila shekels, è stato rilasciato Mohammed al Khatib, arrestato la scorsa settimana durante un raid notturno a casa sua.

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!