Un gruppo di soldati ha preso d'assedio il palazzo presidenziale, mentre era in corso una riunione di gabinetto. Fonti non confermate riferiscono della cattura del presidente Mamadou Tandja
di Ismail Ali Farah
Un fumo nero si sta levando dal palazzo presidenziale a Niamey, in Niger. Alle 13.00, ora locale, un gruppo di soldati ha scatenato una battaglia durata 30 minuti. Testimoni riferiscono di carri armato lungo le strade della capitale. Gli scontri avrebbero interessato anche le caserme della guardia presidenziale.
La situazione è ancora confusa. Secondo fonti governative, alcuni soldati avrebbero catturato il presidente Mamadou Tandja, mentre era in corso una riunione di gabinetto. Altre fonti all'interno del palazzo avrebbero invece dichiarato che Tandja si trova al momento nel suo ufficio, protetto dalla propria guardia.
Ad alimentare l'incertezza, l'assenza di "segnali" che potrebbero portare a pensare ad una militarizzazione della capitale. Le emittenti locali continuano la loro programmazione. Mentre un diplomatico francese ha fatto sapere di non aver incontrato nella città nessun particolare dispiegamento di soldati.
Il Niger affronta un isolamento internazionale che dura ormai dalla scorsa estate, quando, dopo aver sciolto il parlamento e la Corte Costituzionale, il presidente Tandja ha indetto un referendum costituzionale, che gli ha garantito un prolungamento del suo mandato fino al 2012. Nonostante gli appelli della comunità internazionale e il boicottaggio dell'opposizione durante lo scorso voto legislativo, il presidente Tandja, ex militare, ha proseguito per la sua strada.
L'Unione Europea ha sospeso gli aiuti nei confronti del paese, mentre il Dipartimento di Stato statunitense ha congelato 20 milioni di dollari destinati a Niamey, imponendo il divieto di ingresso negli Stati Uniti ad alcuni funzionari del governo nigerino.
Unico partner sopravvissuto: la Francia e il suo gigante del nucleare, Areva, che ha stretto invece, lo scorso maggio, contratti di investimento per 1,3 miliardi di euro destinati all'immenso giacimento di uranio di Imamouren, nel nord del paese.
La scadenza naturale del mandato del presidente era prevista il 22 dicembre scorso. Una data che non è passata inosservata alla Comunità Economica dell'Africa Occidentale (Cedeao), che ha disconosciuto l'autorità di Tandja.