Contro questa città, principale roccaforte talebana in Helmand, sta per scattare la più grande offensiva alleata dall'inizio della guerra. Migliaia di civili sono scappati, ma la maggior parte della popolazione è rimasta intrappolata.
Secondo i generali della Nato, l'operazione Moshtarak ('Insieme', in lingua pashto) contro Marjah, la principale roccaforte talebana della provincia meridionale di Helmand, sarà la più grande offensiva lanciata dalle forze alleate in Afghanistan dall'invasione del 2001. Molti evocano addirittura l'inquietante fantasma della battaglia di Fallujah.
Migliaia di civili stanno fuggendo dalla zona, mentre dal locale ospedale di Emergency riferiscono che nei villaggi a nord di Marjah gli scontri sono già iniziati.
15mila soldati contro 2mila talebani. Quindicimila soldati (8.500 marines americani, 4 mila fanti britannici, 2.500 uomini dell'esercito afgano) più i commando delle forze speciali anglo-americane, si stanno preparando a fronteggiare nei prossimi giorni oltre duemila guerriglieri talebani trincerati a Marjah (ma altri pare che stiano affluendo in zona): una cittadina rurale di 80 mila abitanti, che si trova una quarantina di chilometri a ovest del capoluogo Lashkargah, dalla quale la separa un'ininterrotta distesa di campi di papavero da oppio, spogli e incolti in questa stagione.
Marjah, bastione inespugnato. A Marjah, e in generale in tutto il distretto agricolo di Nadalì, si sono concentrati negli anni tutti i talebani in fuga dalle offensive alleate condotte in Helmand, prima da quelle britanniche nel nord (Musa Qala, Sangin e Kajaki), poi quelle statunitensi nel sud (Garmisr, Nawa e Khanashin). Lo scorso maggio le truppe britanniche lanciarono una prima offensiva a Marjah, ritirandosi dopo una feroce battaglia che lasciò sul terreno un centinaio di talebani, ma non solo. "Dopo quattro giorni di combattimenti e bombardamenti i soldati stranieri se ne andarono. Era tutto distrutto e c'erano decine di civili morti, anziani, donne e bambini. Mai vista una cosa del genere: nemmeno i russi facevano queste cose!", raccontò pochi giorni dopo un contadino di Marjah a Peacereporter.
Già si combatte nei villaggi vicini. "Nei giorni scorsi sono iniziati violenti scontri e bombardamenti nei villaggi di Babajì e Nadalì - riferiscono dall'ospedale di Emergency a Lashkargah - e abbiamo già ricevuto i primi civili feriti. Intanto qui in città stanno arrivando migliaia di sfollati da Marjah in fuga dall'imminente attacco e dai villaggi dove già si combatte. Finora sono stati sistemati in una nuova tendopoli allestita in periferia e in due scuole adibite a rifugio. Altri vanno da parenti o in altri villaggi più sicuri".
Il comando militare britannico ha confermato che le sue truppe, supportate da forze aeree, sono impegnate da giorni in 'operazioni preliminari' nel distretto di Nadalì, per "preparare il terreno" in vista dell'attacco a Marjah, che sarà sferrato dai marines, già posizionatisi attorno alla città assieme alle truppe afgane.
I talebani si preparano a resistere. I talebani, dal canto loro, sembra che questa volta siano decisi a combattere per difendere la loro roccaforte, contrariamente a quanto successo in altre grandi offensive Nato che hanno sempre visto i guerriglieri ritirarsi in altre zone evitando lo scontro diretto. "Rimarremo e combatteremo", ha dichiarato alla stampa il portavoce dei talebani, Qari Yusuf Ahmadi. "Siamo ben preparati e combatteremo fino alla fine", ha aggiunto Abdullah Nasrat, comandante talebano locale.
Abdul Manan, fuggito da Marjah, ha raccontato ai giornalisti che "attorno a Marjah è pieno di truppe straniere e in città ci sono talebani ovunque, e non hanno intenzione di andarsene: si stanno preparando a combattere, stanno facendo affluire combattenti e armi. E' chiaro che ci sarà una grande battaglia. Abbiamo avuto paura e così ho preso la mia famiglia e siamo scappati".
"I talebani sono a Marjah stanno piantando mine attorno dentro e fuori la città", ha riferito Abdul Khaleq, un altro sfollato arrivato a Lashkargah con la sua famiglia.
Migliaia di civili rimasti intrappolati. "Marjah è stata circondata dalle truppe straniere e dalle forze governative - ha dichiarato Ahmadullah Ahmadi, direttore della Mezzaluna Rossa afgana - e pare che i talebani non consentano alla popolazione di fuggire, costringendo i civili a scappare di notte. Finora, oltre duemila sfollati sono fuggiti da Nadalì e Babaji, mentre da Marjah sono arrivati solo settecento sfollati". Cifre confermate dal capo del dipartimento provinciale per i rifugiati, Ghulam Farooq Noorzai, da cui si deduce che la maggior parte della popolazione civile di Marjah è ancora in città e probabilmente rimarrà intrappolata nei combattimenti. Una situazione drammatica che non è solo colpa dei talebani, ma anche dei volantini lanciati su Marjah dagli aerei alleati, in cui la popolazione veniva invitata solamente a non uscire di casa, in particolare nelle ore notturne, e delle autorità afgane, che hanno invitato la popolazione di tutto il distretto di Nadalì a non scappare perché l'offensiva "non danneggerà i civili", come ha garantito il governatore distrettuale Habibullah. Ma in molti non si fidano.
Chi può scappa dalla "collera degli americani". Shir Ali Khan, rifugiatosi nel capoluogo con il suoi 25 parenti, dice che "Marjah non è sicura, ci sono un mucchio di aerei ed elicotteri che vanno avanti e indietro".
"Sappiamo che la collera degli americani si sta per abbattere su Marjah", ha detto un anziano sfollato, Gul Muhammed. "Ce ne siamo andati per salvare le nostre vite e quelle delle nostre famiglie".
Tratto da Peace Reporter
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