La conferma arriva dalle scuse dei Portavoce Nato. Ancora una volta altre vittime “collaterali”, civili dentro la guerra in Afghanistan. Si tratta dei 27 civili afghani, incluse quattro donne e due bambini, rimasti uccisi in un raid della Nato nella provincia di Dai Kundi. La dinamica dell'”incidente” viene spiegata con il fatto che le vittime erano in viaggio a bordo di tre minibus, verso Kandahar. La Nato spiega che obiettivo del raid era un gruppo di «presunti insorti e che l'attacco ha provocato «alcuni morti e feriti». I militari che si sono recati sulla scena dopo il raid si sono trovati di fronte a donne e bambini e hanno trasportato i feriti in strutture ospedaliere, precisa la nota della coalizione internazionale in cui si anticipa l'avvio di una inchiesta. «Siamo estremamente colpiti dalla tragica perdita di vite innocenti. Siamo qui per proteggere gli afghani e uccidere o ferire civili mette a rischio la loro fiducia nella nostra missione. Raddoppieremo i nostri sforzi per riguadagnare questa fiducia», ha dichiarato il comandante delle forze Nato e Usa a Kabul, il generale Stanley McChrystal, presentando al Presidente afghano, Hamid Karzai, le sue scuse per quanto avvenuto domenica.
Una notizia che si aggiunge ai tanti civili uccisi nelle “precise” operazioni militari ma possiamo ancora parlare di vittime collaterali? La moderna forma della guerra così come si materializza in Afghanistan è contro i civili, da parte di tutti gli attori armati. Non c'è vita che può dirsi “sicura”, esente dalla guerra, in un territorio in guerra. E non è così solo in Afganistan, è così in tanti teatri di conflitti.
In Afghanistan la guerra con la sua implacabile dimensione di morte da cui non si scappa è guidata da un Premio Nobel per la Pace, ne sono complici gli stati che continuano a mantenere le proprie armate al fronte. Ma quanto oggi l'occupazione dell'Afganistan sia relativa a quello che succede in quel pezzo di mondo? E quanto sia da leggere nelle contraddizioni della crisi globale? Nello scenario di un impossibile nuovo ordine mondiale.
In mezzo a questi interessi, a questa tela mortale fatta di armate e di signori della guerra stanno le vite degli uomini e donne afghane.
Il Senato italiano approva oggi il rifinanziamento della missione italiana. Mentre scriviamo dalle agenzie viene battuta la notizia che Di Pietro voterà contro. Quello che si può fare per la propaganda elettorale non ha limiti così come la strumentalità viscida … pur di sfruttare un sentimento generalizzato di dissenso che esiste nella nostra società.
Un consenso alla guerra che a livello globale cala costantemente ma che non impedisce che la macchina militare nelle sue varianti continui a calpestare vite reali.
Più di 500, 40, 30, 20, 10 anni dopo
ALLERTA ROSSA E CHIUSURA CARACOLES
BOICOTTA TURCHIA
Viva EZLN
Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.
La lucha sigue!