I commentatori politici vedono una situazione non certo facile nel paese.
"E' stata una decisione difficile", ha detto ai giornalisti, dopo un incontro con i suoi sostenitori in una enorme tenda ad ovest di Kabul, dove otto anni fa nacque il primo governo afghano del dopo-talebani.
Ha aggiunto che questa sua scelta è anche per "protestare contro il cattivo comportamento del governo, e della Commissione elettorale indipendente", e di aver "tentato in ogni modo di persuadere Karzai" ad accettare le sue condizioni. "Ma - ha concluso - non siamo giunti ad alcuna conclusione".
Ricordiamo che le condizioni che aveva posto prevedevano la chiusura di seggi 'fantasma', la cacciata del responsabile della Commissione elettorale indipendente, ovvero un ex collaboratore di Karzai, e di tre ministri, tra cui quello degli interni, da lui considerati responsabili delle frodi.
Senza queste premesse, ha detto Abdullah, "il secondo turno sarebbe ancora peggiore del primo", in cui circa un milione di voti sono stati annullati e l'iniziale consenso del 56,6% attribuito a Karzai è stato poi ridotto al 49,7%, contro il 30,59% di Abdullah.
Dopo queste dichiarazioni l'ex ministro degli esteri di Karzai ha evitato di scaldare gli animi esortando i suoi sostenitori alla calma.
Ha affermato che per lui gli elettori sono "liberi di scegliere".
Dalle fonti ufficiali di Karzai viene la notizia che il ballottaggio si farà comunque.
Ma questo è ora il punto. Secondo quanto hanno sostenuto fonti dello staff elettorale di Karzai, il ballottaggio deve tenersi comunque. Il capo della Commissione elettorale Daud Ali Najafi ha dal canto suo affermato che "in base alle leggi elettorali e alla Costituzione, si deve tenere un secondo turno", mentre l'Onu ha fatto sapere di auspicare una soluzione "legale e senza rinvii".
RASSEGNA STAMPA INTERNAZIONALE