Disconoscere la farsa elettorale montata da Stati Uniti e dai golpisti
di Giorgio Trucchi
A poco meno di due settimane dal discusso voto in Honduras, il continente  latinoamericano, ad eccezione del governo della Colombia che in questi ultimi  giorni pare si stia allineando con la posizione ambigua degli Stati Uniti, pare  indirizzarsi verso un non riconoscimento della farsa elettorale con la quale il  governo di fatto pretende di legittimarsi al potere ed istituzionalizzare il  colpo di Stato. Intanto il popolo in resistenza aspetta un disconoscimento di  questo circo elettorale da parte del Partido de Unificación Democrática (UD) e  del Partido de Innovación y Unidad (PINU), come aveva già fatto in precedenza la  Candidatura Independiente Popular.
 Per approfondire l'analisi di questa crisi che colpisce tutto il continente  latinoamericano, Sirel e la Lista Informativa "Nicaragua y más" hanno  intervistato Bertha Cáceres, del direttivo del Consejo Cívico  de Organizaciones Populares e Indígenas de Honduras (COPINH) ed  ex designata della Candidatura Independiente Popular.
 - Mancano poco meno di due settimane alle elezioni e prosegue la  tattica dilatoria dei poteri dello Stato per non far tornare il presidente  Zelaya. Come si sta vivendo questa situazione tra le fila della  Resistenza?
 - Continuiamo con le azioni, mobilitazioni ed attività in tutto il paese,  non solo a Tegucigalpa, e questo è qualcosa di cui deve essere tenuto in conto  dalla dirigenza collettiva del Frente di Resistencia che è radicato nella  capitale. C'è una grande incertezza tra la popolazione sul tema del reintegro  del Presidente e questo ha generato un gran dibattito nelle comunità,  contribuendo alla crescita politica delle persone.
 - La Candidatura Indipendente ha deciso di sciogliere ogni dubbio e  si è ritirata dal processo elettorale per essere coerente con la posizione  antigolpista mantenuta in questi quattro mesi. Che succederà  adesso?
 - Abbiamo fatto una consultazione in tutto il paese, parlando con la gente  e chiedendo la loro opinione in vista della partecipazione al processo  elettorale. La stragrande maggioranza ci ha detto che non può esserci  partecipazione senza il previo ritorno all'ordine costituzionale, che passa per  il reintegro di Zelaya.
 Abbiamo anche fatto un'analisi della situazione in cui si sviluppano le  elezioni.
 Abbiamo una società militarizzata, un consenso mediatico a favore dei  candidati golpisti, la partecipazione dei settori religiosi fondamentalisti  nell'osservazione delle elezioni, l'impunità per quanti hanno violato i diritti  umani, il coinvolgimento del Tribunal Supremo Electoral nel golpe e la sua  partecipazione ad una frode elettorale che già stiamo denunciando.
 Inoltre, ci siamo consultati con la gente riguardo alla disponibilità a  partecipare alla costruzione collettiva di un progetto storico di liberazione  come l'Assemblea Costituente e la risposta è stata totalmente affermativa.
 Così la nostra decisione di non partecipare sfocia in un progetto che è più  a medio e lungo periodo, e che comincerà il prossimo anno, accomunando attorno  alla figura di Carlos H. Reyes tutte queste forze che sono state alla radice  della Candidatura Indipendente Popolare.
 - C'è coscienza tra la gente dei Dipartimenti nell'interno del  paese di ciò che sta accadendo in questi giorni nella capitale?
 - Le comunità stanno cercando tutte le forme possibili per mantenersi  informate ed in questo senso le radio comunitarie stanno giocando un ruolo molto  importante. Esiste un richiamo deciso al non riconoscimento delle elezioni e c'è  anche coscienza del fatto che il popolo ha diritto all'autodifesa e che non può  continuare a sopportare la repressione. Ad ora sono molti gli episodi di  attacchi con elicotteri a volo radente e con incursioni di truppe militari. In  alcuni luoghi la gente ha reagito ed è riuscita ad allontanare la polizia ed i  militari e la rappresaglia ha provocato arresti illegali e torture. Purtroppo  nessuno sta parlando di ciò che accade nelle comunità.
 - In che maniera la firma dell'Accordo Tegucigalpa - San José  colpisce l'agenda della Resistenza?
 - Nonostante si tratti di due agende differenti è evidente che la firma  dell'accordo ci ha danneggiati, perchè esiste un'interazione tra il presidente  Zelaya e la Resistenza.
 Il dialogo e l'accordo sono stati una strategia degli Stati Uniti dopo aver  in qualche modo supportato il golpe. Ed ora vogliono presentarsi come i grandi  strateghi, collaborando con i golpisti per debilitare la Resistenza e la  possibilità di esprimersi direttamente ed indirettamente attraverso una nuova  Assemblea Costituente.
 Già si sentono soddisfatti e ora vogliono obbligare il resto della comunità  internazionale ad accettare e riconoscere la farsa elettorale e togliere le  sanzioni. In questo senso speriamo che il resto dei paesi continuino con  fermezza, anche se ci sono già segnali che ci indicano che non stanno dando il  giusto protagonismo all'elemento più attivo di questa congiuntura, che è la  Resistenza.
 Nessuno starebbe parlando dell'Honduras se il popolo in resistenza non  avesse lottato e sacrificato la propria vita per quasi 140 giorni. Il grande  protagonista di tutta questa storia è il popolo honduregno e ciò che deve  prevalere è il suo volere.
 - D'ora in avanti nella storia dell'Honduras ci sarà un prima ed un  dopo 28 giugno 2009. Cos'è cambiato nella società honduregna?
 - Dal punto di vista di ciò che ha significato il Colpo di Stato  sicuramente c'è stata una grande involuzione e per il momento non abbiamo ancora  la percezione del suo impatto e del suo costo per la società.
 Sono stati sospesi progetti, deviando fondi per i progetti sociali e per la  risoluzione dei conflitti agrari, hanno saccheggiato i fondi dell'ALBA e stanno  dando un grande spazio ai settori religiosi fondamentalisti come l'Opus Dei.  Inoltre stanno rinforzando i corpi repressivi ed investendo una gran quantità di  denaro per creare lobby con i politici degli Stati Uniti affinché supportino il  governo di fatto.
 Senza dubbio nulla sarà più lo stesso, nonostante ciò il popolo si è  risvegliato. Ha aumentato la sua coscienza politica, ha cominciato a chiamare  con nome e cognome gli oligarchi, i golpisti ed ha imparato a dare un  significato diverso alle parole.
 D'ora in avanti nessun politico demagogo potrà essere credibile di fronte  al popolo al momento di usare parole come "democrazia", "libertà", "giustizia",  "costituzione".
 Da questo punto di vista l'involuzione che ha portato il golpe è stata  controbilanciata dal risveglio del popolo e ora il compito è dare maggiore  incisività a questo avanzamento, che è intensamente umano e a cui tuttavia non  possiamo dare dimensione o misurare.
 In questo senso, le elezioni del 29 novembre si scontreranno con un gran  rifiuto popolare, perchè malgrado il bombardamento mediatico il popolo sa  comprendere e decidere. Questo popolo darà delle sorprese, c'è da esserne  sicuri, intensificando il lavoro affinché non si riconosca questa farsa.
 

 
