Il corrispondente di Infopal.it ha incontrato decine di loro: molti hanno accettato di farsi intervistare, altri hanno rifiutato per l’imbarazzo. Vediamo qui di seguito alcune testimonianze.
Ahmad, dieci anni, vende prezzemolo al mercato di az-Zawiyah. È un bambino come tutti gli altri della sua condizione: vestiti strappati, capelli spettinati, viso stanco. Ha dovuto lasciare la scuola, ma spera di poterci andare ancora, come i suoi coetanei; intanto, va a lavorare al mercato ogni mattina, per tornare a casa la sera. Ha riassunto la sua esperienza in poche parole: ‘"l-hayaa sa‘ba!" (‘La vita è difficile!’). I suoi sogni? Avere un vestito nuovo e un cellulare.
Baha, con il suo instancabile sorriso, vende invece mais, e a quasi tutte le domande risponde subito: "La a‘rif" (‘Non so’), come se volesse fuggire dalla realtà. Noi però abbiamo insistito nel chiedergli delle sue speranze in questa vita, e lui finalmente ha risposto: "Fare l’insegnante, perché l’insegnante non si stanca come noi, va a scuola la mattina e torna a mezzogiorno, mentre io vengo al mercato ogni giorno alle otto del mattino e torno a casa la sera: qualche volta mi lavo, altre dormo direttamente tanto sono stanco, senza nemmeno cenare".
Proseguendo il giro, assistiamo a una scena triste, per certi versi difficile da comprendere: un uomo, apparentemente di tutto rispetto, sta fermo a un lato della strada, mentre in un angolo, vicino a lui, scorgiamo un bambino dall’aspetto di mendicante, ma che vende le sigarette alle macchine di passaggio. Cosa c’entra l’uomo con il bambino? ci siamo chiesti. L’amara realtà è che l’uomo è il padre del bambino, e continuamente gli domanda: "Cosa hai venduto? Dammi i soldi! Cerca di vendere ancora di più!".
Ecco come il bisogno ha spinto un padre e un figlio a una misera vita, fatta solo di sopravvivenza.
Infopal