Il Pronunciamiento di Vícam rivendica il diritto all’autodeterminazione
Il progetto di un acquedotto in Sonora rappresenta lo sterminio della tribù yaqui
“Esprimiamo il nostro diritto storico alla libera determinazione come popoli, nazioni e tribù originari, nel rispetto delle diverse forme che per l’esercizio di questo diritto decidano i nostri popoli, secondo la loro origine, storia ed aspirazioni”, dichiara il Congresso Nazionale Indigeno (CNI) nel suo Pronunciamiento de Vícam, letto ieri sera da Tomás Rojas Valencia, rappresentante della tribù yaqui anfitrione dell’evento, a conclusione del Forum Nazionale “in difesa dell’acqua, della terra e dell’autonomia dei popoli originari” che si è svolto qui
Rispetto al centenario dell’inizio della Rivoluzione, il CNI dichiara nettamente: “Quella lotta storica, così come le gesta precedenti, sono costate molto sangue ai nostri popoli e poco o niente abbiamo ottenuto in cambio del sacrificio fatto dai nostri nonni per costruire e liberare la patria di tutti i messicani, perché le successive Costituzioni del 1824, 1857 e 1917 nemmeno riconoscono la nostra esistenza”.
Il CNI enfatizza la sua opposizione al crescente esproprio e appropriazione privata di acqua, fiumi, ruscelli, sorgenti, acque profonde, ruscelli, lagune, estuari, coste, mari, spiagge “e tutto ciò che compone i territori dei nostri popoli”, così come la costruzione di acquedotti e dighe per accaparrare e vendere l’acqua. Si oppongono “nettamente” al fatto che la risorsa, “fondamento della vita”, cada nelle mani di interessi privati, così come alle leggi, regolamenti e politiche “tendenti” alla privatizzazione dell’acqua.
In questione, il CNI si unisce alla protesta delle tribù yaqui contro la costruzione di un acquedotto per bonificare la diga El Novillo “da parte dei governi federale, statale e dell’impresario Carlos Slim”. L’opera vuole portare “la quasi la totalità delle acque del fiume Yaqui al municipio di Hermosillo per favorire gli interessi immobiliari, turistici ed agroindustriali del capitale”.
L’esecuzione di questo progetto spoglierebbe delle sue acque, senza consultazione previa, la tribù yaqui, “annullando la sua autonomia ed il suo diritto storico sul bacino del fiume, provocando la distruzione del suo territorio e lo sterminio definitivo della tribù, e la compromissione profonda dell’equilibrio ecologico nel sud di Sonora e la rovina degli agricoltori della Valle dello Yaqui”.
I delegati indigeni riuniti questo fine settimana, respingono “la repressione governativa e paramilitare scatenata contro i nostri popoli”. In particolare, i triqui di Oaxaca; le comunità, caracoles e giunte di buon governo zapatiste del Chiapas; la comunità nahua di Santa María Ostula, Michoacán, e la comunità tzotzil di Mitzitón, Chiapas.
San Juan Copala, ed in generale il doloroso conflitto tra le organizzazioni triqui, sono stati molto presenti nel forum. Il CNI afferma: “Ci opponiamo allo sgombero forzato di chi forma il municipio autonomo di San Juan Copala ed alla militarizzazione della regione triqui”.
Di conseguenza, esorta “donne, uomini, bambini, bambine ed anziani che compongono il popolo triqui a ricostruire la propria unità, senza distinguo di organizzazioni e senza l’intromissione degli interessi esterni che provocano il conflitto”.
Il CNI invita a sostenere l’autonomia dei popoli “difendendo la terra, il territorio, le montagne, le acque, gli esseri spirituali e naturali, così come la propria cultura e rafforzando i nostri governi, assemblee, autorità tradizionali ed agrarie, sotto il principio del comandare ubbidendo”.