lunedì 15 novembre 2010

Verso Cancun - Banca Mondiale fuori dal clima

 La Banca Mondiale, esattamente come le altre Istituzioni Finanziare Internazionali (IFIs), dalla sua istituzione è servita da strumento di sviluppo degli interessi del Nord del mondo, delle multinazionali e delle elite finanziarie e politiche.
Gli stessi responsabili che hanno promosso, traendone profitto, un modello economico che impoverisce le maggioranze, saccheggia la natura, produce il riscaldamento globale e mina la sovranità dei popoli. Per questo, da diversi decenni la Banca Mondiale è stata il bersaglio di poderose denunce e mobilitazioni che incitano al ritiro dei nostri paesi dalla BM e dalle sue istituzioni affiliate (le banche regionali di sviluppo, il CIADI e il fondo Monetario Internazionale) e a una trasformazione profonda del sistema che queste entità stanno promuovendo.
Tuttavia questa stessa banca ha trovato nella confluenza della crisi sistemica, economica, alimentare, energetica, climatica e del modello estrattivo, nuove argomentazioni e abbondanti risorse per consolidare il ruolo di portabandiera della transizione verso un capitalismo “verde”. Ha aggiunto al suo lessico le “preoccupazioni ecologiche” e una presunta priorità per lo “sviluppo sostenibile” e con ciò cerca di continuare a imporre la sua analisi e le sue soluzioni riguardo al problema. Non possiamo consentire che la Banca Mondiale stravolga la difesa dei diritti dell’uomo, dei popoli e della Natura stessa, per continuare a dare la priorità agli interessi di sempre.

Invitiamo a mobilitarsi contro la Banca Mondiale, per il recupero e il risarcimento del Debito Ecologico.
La crisi climatica è una realtà che stiamo vivendo e che riguarda in larga parte le popolazioni del Sud del mondo, sempre più vulnerabili, come conseguenza dello sviluppo dei paesi industrializzati del Nord e dei modelli di produzione e consumo che generano, oltre ai problemi locali e globali anche il riscaldamento climatico. Con la complicità dei governi e delle elite del Sud, sono le comunità dei lavoratori, dei popoli nativi, dei contadini, dei pescatori e delle donne che si vedono obbligati a pagare la maggior parte delle conseguenze ed i costi di una crisi di cui non hanno alcuna responsabilità.
Allo stesso modo, le risposte che stanno elaborando i centri del potere sono false soluzioni che piuttosto ignorano le cause del problema, contribuiscono a peggiorarlo e aumentano il debito climatico degli stati del Nord, delle società multinazionali e delle Istituzioni Finanziarie Internazionali. Loro vedono nei cambiamenti climatici un’opportunità per uscire dalla crisi economica, rinforzare il capitalismo e continuare a guadagnarci su.
Così, si riduce la crisi della civiltà ad una crisi ecologica e la crisi ecologia ad una crisi climatica e quest’ultima ad un fallimento del mercato. La distruzione dell’ambiente si converte in un nuovo stimolo per la crescita economica delle elite. I problemi ambientali e sociali derivati sono trattati come una questione puramente tecnologica o di mancanza di chiarezza nell’aggiudicarsi i diritti di proprietà, di fronte ai quali si predispongono soluzioni di mercato, come i prodotti finanziari “verdi”, la creazione e la vendita di servizi ambientali e la mercificazione della Natura.
IL RUOLO DELLA BANCA MONDIALE SUL CLIMA
La strategia del Nord, di fronte al riconoscimento incontrovertibile del problema del riscaldamento globale è mantenere l’impunità, risparmiare denaro ed evitare qualsiasi cambio di stile di vita e consumo, cercando di trasferire le responsabilità al Sud, tramite la promozione e il sostegno alle false soluzioni come il mercato del carbonio, l’idroelettrico, l’energia nucleare, gli agro-combustibili e la vendita di tecnologia. In questo schema, il ruolo della Banca Mondiale, che le elite stanno cercando di consolidare, è chiave, simile a quello in cui attuò negli anni Settanta, quando diffuse un modello di sviluppo basato sull’indebitamento estero; e poi, negli anni Ottanta e Novanta approfittò di questo debito per imporre una revisione strutturale, le privatizzazioni e l’apertura neoliberale.
Premettendo che la creazione del mercato del carbonio ha aperto la porta alle IFIs ed in particolare alla Banca Mondiale, perché potessero espandere la loro presenza e rinforzare le capacità d’intervento e condizionamento sui paesi debitori. Ha permesso la creazione di tutto un nuovo programma di finanziamento per progetti integrati nel mercato del carbonio, tramite iniziative quali i Meccanismi di Sviluppo Pulito (CDM, Clean Development Mechanism, ndt), Cap and Trade (Mercato delle Emissioni, ndt) ed il Programma di Riduzione delle Emissioni derivanti dalla Deforestazione e dal Degrado Boschivo (REDD, reducing emissions from deforestation and forest degradation in developing countries, ndt). Queste operazioni permettono ai paesi del Nord e alle loro multinazionali di compensare fittiziamente parte delle loro emissioni di gas serra finanziando progetti nel Sud.
Ciò non fa altro che aumentare il debito finanziario, oltre a quello ecologico e sociale. Il mercato del carbonio favorisce inoltre la speculazione ed il lucrare sul tema dei cambiamenti climatici, stimolando nuovi “derivati” che con l’impatto climatico non c’entrano nulla, ma riguardano la possibile creazione di nuove bolle speculative simili a quella del mercato immobiliare che esplose tra il 2007 e il 2008.
Oggi la Banca Mondiale amministra 12 fondi del carbonio dell’Unità di Finanziamento del Carbonio, con un valore approssimativo di 2,5 miliardi di dollari (US$), che fino adesso ha coinvolto principalmente paesi come Cina, India, Brasile, Messico e Colombia.
Tra i fondi più importanti ci sono:
- Fondo del Biocarbonio: è incentrato su progetti forestali e di uso del suolo;
- Fondo del Carbonio dello Sviluppo Comunitario: è incentrato su progetti in paesi in via di sviluppo.
Inoltre, la Banca Mondiale amministra diversi fondi d’investimento, come per esempio:
- Fondo delle Tecnologie Pulite (per progetti di mitigazione o riduzione delle emissioni);
- Fondo Cooperativo per il Carbonio delle Foreste (FCPF) (Mitigazione – REDD);
- Programma Pilota della Resistenza Climatica (Adattabilità);
- Programma di Diffusione delle Energie Rinnovabili per i Paesi a Basso Reddito (Mitigazione – Generico);
- Fondo strategico per il Clima (Adattamento, Mitigazione – REDD, Mitigazione – Generico);
- Fondo per l’Ambiente Mondiale (GEF, Global Environment Fund, dall’acronimo inglese) che ha due fondi fiduciari che finanziano progetti di Adattamento e Mitigazione.
Nelle trattative sul clima attualmente in corso, i governi del Nord hanno cercato di rinforzare il ruolo della Banca Mondiale. Recenti indagini riportano che dei 30 miliardi di dollari (US$) di finanziamento “veloce” che erano stati promessi a dicembre 2009 nel cosiddetto “Accordo di Copenaghen”, sino ad ora sono stati impegnati solo 7,9 miliardi di dollari (US$) dei quali il 42% (3.7 miliardi) saranno devoluti in forma di prestito.
Al confronto, meno dell’1% è stato impegnato per il Fondo di Adattamento che amministrano le Nazioni Unite. È il canale principale istituito dalla Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sul Cambio Climatico, per il sostegno dei paesi nella prevenzione e lotta alle conseguenze del riscaldamento globale.
SEMPRE LA STESSA STORIA
Intanto, la Banca Mondiale continua a finanziare un modello di sviluppo che contribuisce al riscaldamento globale, includendo grossi investimenti in combustibili fossili e nell’agro-mercato:
- Tra il 1992 ed il 2004 ha prestato più di 11 miliardi di US$ a più di 120 progetti su combustibili fossili, i quali rappresentano il 20% delle emissioni globali attuali.
- Soltanto tra il 2007 e il 2008 la Banca Mondiale ha finanziato altri 7.3 miliardi di US$ in progetti su combustibili fossili (senza includere i prestiti per le politiche e gli intermediari finanziari del settore dei combustibili fossili).
- In quest’ultimo periodo la Banca Mondiale ha finanziato anche 5.3 miliardi di US$ per le energie rinnovabili e l’efficienza energetica.
Com’era prevedibile, la progettazione della “nuova” Strategia Energetica della Banca Mondiale per il 2011 non presenta nessuna variazione. Tra gli altri aspetti, propone di sostenere gli investimenti privati incentrati nella produzione di energia e non quelli sul consumo. Per la Banca Mondiale, l’energia pulita continua a essere soltanto quella idroelettrica, degli agro combustibili, l’energia nucleare (affermando che non la finanzierà) ed il mercato del carbonio.
Nello sviluppare queste politiche, la Banca Mondiale continua ad ignorare, tra le altre questioni:
- I suggerimenti della Commissione Mondiale sulle Dighe (WCD, World Commision on Dams, ndt) che da 10 anni giacciono dimenticate, riguardo gli impatti economici, sociali ed ecologici delle dighe. L’idroelettrico non è una fonte d’energia pulita: oltre a contribuire alla deforestazione e all’allontanamento forzato delle popolazioni native dai loro territori d’origine, emettono grandi quantità di gas serra nell’atmosfera;
- Le avvertenze della FAO sugli impatti negativi degli agro-combustibili riguardo sicurezza, sovranità alimentare e deforestazione.
- Gli ultimi decenni di pressioni, mobilitazioni e critiche di migliaia di organizzazioni e persone singole che reclamano la chiusura di questa istituzione illegittima ed ingiusta.
BANCA MONDIALE FUORI DAL CLIMA
L’Accordo tra i Popoli, sviluppato nella conferenza Mondiale dei Popoli sul Cambio Climatico e sui Diritti della Madre Terra ad aprile del 2010 a Cochabamba (Bolivia), come risposta al fallimento di Copenaghen, afferma che il finanziamento minimo necessario per affrontare il cambio climatico deve essere il 6% del Prodotto Lordo Globale.
I fondi devono essere pubblici, nuovi, addizionali e non rimborsabili, eliminando il mercato del carbonio e senza nessun ruolo per la Banca Mondiale o le Banche regionali per lo sviluppo. Questo è un passo indispensabile verso un equilibrio generale e climatico, per risanare il debito ambientale che il Nord ha contratto con il Sud del mondo. I fondi non devono essere interpretati in funzione del cambio climatico, bensì in funzione della ricerca di una via che costruisca una società distaccata dal petrolio, poiché sono proprio i combustibili fossili la principale causa del problema.
Conoscendo le conseguenze storiche dei debiti illegittimi sbattuti in faccia al Sud del Mondo, invitiamo a organizzare ovunque azioni che: *mettano in luce il ruolo della Banca Mondiale;
*rafforzino la resistenza alle false soluzioni che promuove la crisi climatica, in particolar modo il mercato del carbonio;
*consolidino l’alleanza per i diritti dei popoli e della natura.
“L’umanità sta di fronte ad un grande dilemma: continuare per il cammino del capitalismo, la depredazione e la morte o intraprendere la strada dell’armonia con la natura e il rispetto della vita” (Accordo di Cochabamba).
Prime Adesioni:
Jubileo Sur/Américas- Amigos de la Tierra América Latina y Caribe, ATALC- Coordinadora Andina de Organizaciones Indígenas, CAOI- Alianza Social Continental- Alianza de los Pueblos Acreedores de la Deuda Ecológica- Latindadd- World Rainforest Movement- Foro Boliviano sobre Medioambiente y Desarrollo, FOBOMADE- Voces Ecológicas (Panamá)- Movimiento Social Nicaragüense "Otro Mundo es Posible"- Jubileo Sur/México, Marea Creciente (México)- Acción Ecológica, Centro de Derechos Económicos y Sociales, CDES (Ecuador)- Bloque Popular Hondureño, COPINH (Honduras)- Diálogo 2000, Movimiento por la Paz, la Soberanía y la Solidaridad entre los Pueblos, Mopassol (Argentina)- Mesa Mujeres y Economía (Colombia)- PAPDA (Haití)- CTC (Venezuela)- Red de Acción Ciudadana Frente al Libre Comercio e InversiónSinti Techán (El Salvador)- Jubileu Sul Brasil, Instituto de Políticas Alternativas para el Conosur, PACS, Centro de Pesquisa e Assesoria, ESPLAR, Red Brasil sobre Instituciones Financieras Multilaterales, Forum da Amazonia Occidental, FAOC, Centro de Defensa dos Dereitos Humanos e Educación Popular do Acre, CDDHGP, Instituto Brasilero de Análisis Sociales y Económicos, IBASE, Forum da Amazonia Oriental FAOR, Comité Metropolitano do Movimiento Xingu Vivo para Sempre, Rede Alerta contra o Deserto Verde, Amigos da Terra. Marcha Mundial das Mulheres (Brasil).
Contatti:
jubileosur@gmail.com
www.jubileosuramericas.org
www.semanadeuda.wordpress.com
Traduzione di Antonio Cüt

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!