Mentre passa inosservata la notizia che un giovane tunisino si è lasciato morire di fame in carcere a Pavia, protesta estrema per gridare (inascoltato) la sua innocenza, in Turchia, nella città di Adana, una giovane detenuta sta morendo perché le autorità non le accordano le cure necessarie e la libertà per motivi umanitari.
1° settembre 2009, Ospedale di Balcali, Adana
Buongiorno. In questo momento, da qualche parte nella notte, sento la vostra voce, ancora una volta. Poiché la vostra voce mi arriva, so che voi sentite la mia. I battiti del vostro cuore si confondono con i miei. Ed è un cuore immenso che mi cresce nel petto, a sinistra. Il cuore…di quante cose è pieno il nostro cuore…Che cosa non siamo riusciti a farci entrare dentro, al nostro cuore. Nel mio cuore ci sono tante cose. Dapprima tutto quanto il bene, poi i nostri profumi di garofani, quelli che ho in testa al letto ed il cui odore si è mescolato a quello dei fiori di montagna; voi, le persone che mi sono care, tutti coloro che amo, tutte le cose che ho lasciato a metà, tutti coloro di cui percepisco l’affetto…Ogni volta che il mio cuore si serra, che il mio corpo si torce di dolore, vi sento in cima alle mie dita, i vostri occhi sfiorano i miei; e questa angusta cella si unisce alla moltitudine, e ne scaturisce una coro polifonico di voci. Ne rimango pietrificata. Ad ogni suono rispondo con un sorriso. In maniera involontaria, spontanea. E voi accogliete con i vostri occhi sorridenti ogni rantolo che esce strappato dalle mie viscere. Ovunque siate, al mio capezzale, sulla soglia della mia porta, a un passo da me, per la strada, in qualunque città, seduti davanti all’Istituto di Medicina Legale o altrove, io vi sento. Il vostro calore, la vostra forza e le vostre voci mi abbracciano. È per questo che tengo la testa alta ogni volta che il dolore mi assale. È grazie a questo che sono pronta a fargli uno sgambetto. Voi, insomma, siete con me; e di tutto il resto non m’importa! Come al ritorno da una breve passeggiata, i vostri occhi incrociano i miei e il mio cuore si emoziona come fossi un passerotto. Sì, sto parlando proprio di voi, cuori miei coraggiosi e ardenti come la canicola di Adana, voi con i vostri occhi scintillanti come il riflesso della luna nel fiume Seyhan. Io vi amo. Voi non siete accampati davanti alla mia porta, ma nel bel mezzo del mio cuore. Poi ci sono quelli che attendono, a sedere, nella città della mia lotta. Siete là da giorni, e non sapete quante volte mi sono protesa verso di voi. Mi distendo, e vi raggiungo toccando la vostra speranza. Sapete, questo stato di sublimazione in cui la voce dei vostri cuori si mescola alle lacrime dei vostri occhi. Sono con voi, senza sosta. A tal punto che me ne ritorno in cella così moltiplicata. E, ogni volta, è grazie alla vostra forza che quasi riesco ad abbatterla e ad uscirne. Vi stringo le mani con tutto il mio cuore e con tutte le mie forze. E, poi, ci sono quelli che si trovano nelle tempestose profondità della mia anima. Quelli che, senza mai stancarsi, vengono da me, con le piume cariche di tenerezza, di condivisione, di amicizia. Loro, i corsari della speranza. Questi compagni che sono l’anima della mia anima. Come esprimere il dolore generato dalla vostra assenza? Mi mancate tanto. Vi amo tanto…E, poi, ci sono tutti i nostri amici in questa lotta. Voi, il cui cuore pieno d’amicizia mi è sempre stato accanto. Non avete mai cessato di farmi sentire la vostra presenza. Unendo la vostra voce alla mia, mi avete riempita di quel sentimento particolarmente confortante che deriva dalla presenza di un amico durante una lotta. Vi mando un sorriso d’amicizia carico di amore e di desiderio di continuare a lottare…Un saluto a voi tutti. Qualunque cosa io dica o faccia, non basterà. Sarà insufficiente, incompleta. È quindi meglio che mi congedi da voi qui, in questo momento. Ma continuo, con lo sguardo, a fissare i vostri occhi così profondi, perché possiate vedere quanto ugualmente profondo è l’amore che vi porto. Al termine della mia lettera, voglio ripetervelo: io vi amo, vi amo tanto!