Il levantamento indigeno invade la città, mentre nelle province continuano i blocchi stradali ed i cortei
Il 13 maggio è stata una giornata cruciale per il movimento indigeno e la Ley de Aguas.
La giornata si è aperta con mobilitazioni radicali e determinate soprattutto nelle Province di Azuay, Cotopaxi e del Pichincha. L'appello lanciato dalla CONAIE, ECUARUNARI, FENOCIN ed altre organizzazioni indigene ha portato l'intensificersi dei paros provinciali, con blocchi totali delle principali arterie stradali ecuadoriane, effettuati con alberi, massi e pneumatici incendiati.
Sulla Panamericana Surd, la Ambato-Quito, il blocco stradale da giorni ha congelato il traffico e le attività commerciali con la capitale. Proprio qui stamane sono stati registrati violenti scontri con arresti e feriti. La polizia ecuadoriana, in netta inferiorità numerica, si è ritirata ed ha dovuto rilasciare 2 campesinos in cambio di 4 ufficali trattenuti per diverse ore dagli indigeni.
Nonostante polizia nazionale, reparti speciali ed esercito abbiano cercato di sgomberare le strade e di bloccare le marce degli indigeni, alcune migliaia di donne e uomini del colore della terra provenienti dalla Sierra e dall'Amazzonia, ma anche afrocuadoriani della Costa Esmeraldas, hanno raggiunto la capitale, concentrandosi dalla mattina nel Parco del Arbolito, nelle vicinanze del parlamento.
La politica istituzionale negli ultimi due giorni ha visto inquietudini, colpi di scena e spaccature anche nella stessa maggioranza, formata da Allenza Pais, il partito della Revolucion Ciudadana di Raffael Correa. Il presidente della Asemblea Nacional Fernando Cordero ha cercato nelle ultime 24 ore di gettare acqua sul fuoco per congelare le mobilitazioni, appellandosi all'articolo 55 della Costituzione per rinviare ad una "consulta previa" di cinque mesi la discussione sul progetto di riforma dell'acqua. Cosi' oggi, poco prima della votazione definitiva sulla Ley de Aguas, Cordero ha messo ai voti la mozione per una consulta previa pre-legislativa, spolverando l'articolo 55 della nuova costituzione che afferma "che le comunità locali devono essere consultate prima dell'adozione di una misura legislativa che possa colpire in qualche modo qualsiasi dei loro diritti collettivi“.
Gli indigeni non sono stati ad aspettare, nè a guardare.
Abbiamo ascoltado Sonia (FENOCIN), della comunità di Dayuma.
Mentre dal Parco dell'Alborito si snodavava il corteo di alcune migliaia di indigeni, in parlamento veniva respinta ai voti la mozione di Fernando Cordero, con contraddizioni e spaccature nella maggioranza di governo.
Il corteo indigeno aggira il parlamento e prova a forzare piu' il primo ingresso, adeguatamente protetto da strutture grigliate, reparti speciali antisommossa (antimotines), e tank blindati.
La voce del respingimento ai voti della mozione di Cordero si diffonde rapidamente tra i manifestanti i quali, correndo si sono spostati sull'altro ingresso del parlamento, senza pero' cogliere di sorpresa le forze dell'ordine.
Con gli slogan all'unisono "Queremos entrar!" e "Esta es nuestra casa", moltissimi giovani indigeni, tra cui molte donne, hanno ingaggiato il confronto con la polizia schierata davanti ai cancelli, cercando di entrare. I tentativi di sfondamento del cordone di polizia si sono susseguiti per un paio d'ore, fino a quando è arrivata la notizia che la Ley de Aguas è stata bloccata, e rinviata a data da destinarsi.A questo punto il corteo indigeno è stato colto da un'ovazione di applausi, ma allo stesso tempo da slogan "La lucha sigue" ed "hasta la victoria". Il corteo non si è comunque mosso dall'ingress del parlamento fino a quando la polizia non ha caricato ripetutamente, facendo uso di lacrimogeni e dei tank blindati. Il corteo è stato spezzato in piu' punti. Il corteo indigeno, spinto dalle cariche della polizia antimotines, ha quindi ripiegato sul Parco dell'Arbolito dove un folto gruppo di indigeni ha cercato di difendere il presidio, rispondendo alla carica della polizia.
Un commento di Natalia Sierra, sociologa.
Dopo un'ora circa, sono rifluiti al Parco tutti i gruppi di indigeni che erano stati dispersi dalla polizia, concentrandosi davanti al palco in attesa dei dirigenti delle organizzazioni indigene CONAIE, ECUARUNARI e FENOCIN.
All'arrivo di Marlon Santi, leader indiscusso della protesta per l'acqua, migliaia di indigeni si accalcano spingendo sul palco.Cominciano gli interventi delle organizzazioni indigene. "Abbiamo bloccato la Ley de Aguas, vincendo una battaglia, ma la resistenza a questa Riforma ingiusta, ineguale sull'acqua continua, qui a Quito, come nei nostri territori" dice Marlon Santi ai microfoni.
"Con legge o senza legge, noi siamo quelli che difendono la nostra terra, e le Giunte comunitarie dell'acqua le responsabili della gestione della risorsa idrica". Fino a quando non accetteranno le nostre proposte, continueremo le assemblee, le mobilitazioni, i blocchi delle strade", continua Santi, "Da oggi costruiremo l'assemblea interculturale e plurinazionale indigena che prenderà in mano il progetto di riforma dell'acqua, pronti a continuare nella lotta per il diritto alla vità, alla dignità ed alla sovranità".
Video-intervista a Marlon Santi
La giornata si è aperta con mobilitazioni radicali e determinate soprattutto nelle Province di Azuay, Cotopaxi e del Pichincha. L'appello lanciato dalla CONAIE, ECUARUNARI, FENOCIN ed altre organizzazioni indigene ha portato l'intensificersi dei paros provinciali, con blocchi totali delle principali arterie stradali ecuadoriane, effettuati con alberi, massi e pneumatici incendiati.
Sulla Panamericana Surd, la Ambato-Quito, il blocco stradale da giorni ha congelato il traffico e le attività commerciali con la capitale. Proprio qui stamane sono stati registrati violenti scontri con arresti e feriti. La polizia ecuadoriana, in netta inferiorità numerica, si è ritirata ed ha dovuto rilasciare 2 campesinos in cambio di 4 ufficali trattenuti per diverse ore dagli indigeni.
Nonostante polizia nazionale, reparti speciali ed esercito abbiano cercato di sgomberare le strade e di bloccare le marce degli indigeni, alcune migliaia di donne e uomini del colore della terra provenienti dalla Sierra e dall'Amazzonia, ma anche afrocuadoriani della Costa Esmeraldas, hanno raggiunto la capitale, concentrandosi dalla mattina nel Parco del Arbolito, nelle vicinanze del parlamento.
La politica istituzionale negli ultimi due giorni ha visto inquietudini, colpi di scena e spaccature anche nella stessa maggioranza, formata da Allenza Pais, il partito della Revolucion Ciudadana di Raffael Correa. Il presidente della Asemblea Nacional Fernando Cordero ha cercato nelle ultime 24 ore di gettare acqua sul fuoco per congelare le mobilitazioni, appellandosi all'articolo 55 della Costituzione per rinviare ad una "consulta previa" di cinque mesi la discussione sul progetto di riforma dell'acqua. Cosi' oggi, poco prima della votazione definitiva sulla Ley de Aguas, Cordero ha messo ai voti la mozione per una consulta previa pre-legislativa, spolverando l'articolo 55 della nuova costituzione che afferma "che le comunità locali devono essere consultate prima dell'adozione di una misura legislativa che possa colpire in qualche modo qualsiasi dei loro diritti collettivi“.
Gli indigeni non sono stati ad aspettare, nè a guardare.
Abbiamo ascoltado Sonia (FENOCIN), della comunità di Dayuma.
Mentre dal Parco dell'Alborito si snodavava il corteo di alcune migliaia di indigeni, in parlamento veniva respinta ai voti la mozione di Fernando Cordero, con contraddizioni e spaccature nella maggioranza di governo.
Il corteo indigeno aggira il parlamento e prova a forzare piu' il primo ingresso, adeguatamente protetto da strutture grigliate, reparti speciali antisommossa (antimotines), e tank blindati.
La voce del respingimento ai voti della mozione di Cordero si diffonde rapidamente tra i manifestanti i quali, correndo si sono spostati sull'altro ingresso del parlamento, senza pero' cogliere di sorpresa le forze dell'ordine.
Con gli slogan all'unisono "Queremos entrar!" e "Esta es nuestra casa", moltissimi giovani indigeni, tra cui molte donne, hanno ingaggiato il confronto con la polizia schierata davanti ai cancelli, cercando di entrare. I tentativi di sfondamento del cordone di polizia si sono susseguiti per un paio d'ore, fino a quando è arrivata la notizia che la Ley de Aguas è stata bloccata, e rinviata a data da destinarsi.A questo punto il corteo indigeno è stato colto da un'ovazione di applausi, ma allo stesso tempo da slogan "La lucha sigue" ed "hasta la victoria". Il corteo non si è comunque mosso dall'ingress del parlamento fino a quando la polizia non ha caricato ripetutamente, facendo uso di lacrimogeni e dei tank blindati. Il corteo è stato spezzato in piu' punti. Il corteo indigeno, spinto dalle cariche della polizia antimotines, ha quindi ripiegato sul Parco dell'Arbolito dove un folto gruppo di indigeni ha cercato di difendere il presidio, rispondendo alla carica della polizia.
Un commento di Natalia Sierra, sociologa.
Dopo un'ora circa, sono rifluiti al Parco tutti i gruppi di indigeni che erano stati dispersi dalla polizia, concentrandosi davanti al palco in attesa dei dirigenti delle organizzazioni indigene CONAIE, ECUARUNARI e FENOCIN.
All'arrivo di Marlon Santi, leader indiscusso della protesta per l'acqua, migliaia di indigeni si accalcano spingendo sul palco.Cominciano gli interventi delle organizzazioni indigene. "Abbiamo bloccato la Ley de Aguas, vincendo una battaglia, ma la resistenza a questa Riforma ingiusta, ineguale sull'acqua continua, qui a Quito, come nei nostri territori" dice Marlon Santi ai microfoni.
"Con legge o senza legge, noi siamo quelli che difendono la nostra terra, e le Giunte comunitarie dell'acqua le responsabili della gestione della risorsa idrica". Fino a quando non accetteranno le nostre proposte, continueremo le assemblee, le mobilitazioni, i blocchi delle strade", continua Santi, "Da oggi costruiremo l'assemblea interculturale e plurinazionale indigena che prenderà in mano il progetto di riforma dell'acqua, pronti a continuare nella lotta per il diritto alla vità, alla dignità ed alla sovranità".
Video-intervista a Marlon Santi