La popolazione scende per le strade e chiede le dimissioni di Preval. Incidenti e violenze per tutta la giornata
La popolazione haitiana è esasperata, non ce la fa più.
Il terremoto del 12 gennaio scorso ha causato trecento mila vittime e la distruzione totale del Paese. La politica nazionale fin dalle prime ore successive al terremoto non è stata in grado di dare risposte sufficienti alla gente che adesso ha deciso di dimostrare e scendere per le strade di diverse città del paese per chiedere le dimissioni del Presidente Renè Preval, a loro dire incompetente nella gestione del post terremoto.
Decine di migliaia di persone, convocate dai ventotto partiti d'opposizione, hanno manifestato in diverse località dell'isola, ma le dimostrazioni non sono stare per nulla pacifiche. Molti dei personaggi che marciavano in corteo erano armati. Sono stati molti i colpi di arma da fuoco uditi e molti i lacrimogeni lanciati dalla polizia per disperdere i manifestanti che si stavano facendo via via sempre più pericolosi. Altri, invece, hanno aggredito e scippato tutte le persone che per caso passavano ai lati della manifestazione. Contanti, cellulari e piccoli oggetti d'oro il bottino (magro) dei delinquenti che hanno approfittato della manifestazione per aggiungere danno al danno e dolore al dolore.
In ogni caso, le proteste sono nate per due motivi fondamentali: la possibile permanenza al potere di Preval, e la gestione degli aiuti internazionali giunti nell'isola.
Nodo Preval. Secondo i manifestanti, e secondo la legislatura haitiana, le elezioni presidenziali si devono tenere entro la fine dell'anno. Anche Bill Clinton alcune settimane fa ha sottolineato l'importanza della giornata elettorale che condurrebbe il Paese verso una seppur minima ricostruzione, almeno sotto il punto di vista politico. Ma le cose non dovrebbero andare così considerato che il parlamento haitiano ha appena approvato una norma che prevede la possibilità per Preval di restare al potere fino al marzo aprile 2011. Una norma che la stragrande maggioranza della popolazione considera anticostituzionale. C'è dell'altro. Nella querelle degli ultimi giorni rientra prepotentemente anche l'ex presidente Jean Bertrande Aristide su cui i manifestanti ripongono ancora tanta fiducia da scandire il suo nome in ogni momento della marcia.
Nodo aiuti umanitari. Dieci miliardi di dollari in dieci anni. Questa la cifra che Haiti riceverà dagli aiuti della comunità internazionale. Una cifra enorme che servirà alla ricostruzione quasi totale della nazione. Ma ch'è già chi storce il naso e teme che l'enorme afflusso di denaro nell'isola potrà solo svendere il paese alle potenze straniere, non una novità per Haiti, ma certo non un fattore positivo per il bisogno di sviluppo dell'isola.
E per i prossimi giorni sono previste ancora manifestazioni in molte città del Paese. Haiti era una polveriera e lo è ancora.