"Aspettiamo risposte da dentro e fuori l'Afghanistan"
Il giorno dopo sembra quasi più duro. Gli operatori di Emergency sono liberi perché innocenti. Ma l'evidenza non basta, ci sono giornalisti che affermano - eh, perbacco, hanno le fonti! - che la liberazione sia avvenuta per uno scambio politico: fuori i tre possibili terroristi in cambio della chiusura dell'ospedale.Un accordo, insomma. L'ipotesi, peraltro già smentita dalla Farnesina, dal Governo afgano e da Emergency, è tuttavia affascinante e induce a qualche riflessione.
Se fosse vero che la liberazione sia stato il frutto di uno scambio, ciò non sarebbe altro che una conferma di quel che Emergency ha detto e scritto dopo l'aggressione all'ospedale di Lashkargah, e cioè che qualcuno aveva messo in piedi quella montatura per arrivare alla chiusura dell'ospedale.
Emergency ha denunciato subito e chiaramente che quella sporca operazione tendeva a togliere di mezzo un luogo di scomoda testimonianza.
Nessuno o quasi ci ha creduto, allora.
C'è stato addirittura chi ha buttato fango su Emergency e sul suo personale. Ora, a liberazione avvenuta, riaffiora la chiusura dell'ospedale come obiettivo della operazione. Un nuovo escamotage per cercare, ancora una volta, di screditare Emergency, e non solo.
E tra chi sarebbe avvenuto l'accordo? Tra i Governi dell'Italia e dell'Afganistan? Escludo che il Governo italiano possa compiere un crimine di questa sorta - perché chiudere un ospedale in una zona di guerra, quando è l'unica opportunità di cura per i feriti - è di per sé un crimine di guerra. Lo escludo e ritengo l'insinuarlo offensivo per il nostro governo.
Ed escludo anche che questa contropartita possa essere stata chiesta dal Governo afgano. Sappiamo che non è così, perché ce lo hanno detto tutti in Afganistan, dalle massime autorità del Paese fino ai responsabili della sanità nella regione di Helmand. Tutti ci hanno detto che il nostro lavoro è fondamentale in quel paese martoriato dalla guerra (alla quale partecipa anche l'Italia...) e si augurano che Emergency riapra presto quell'ospedale.
Lo speriamo anche noi, e stiamo lavorando perché ciò avvenga.
A smontare poi definitivamente l'ipotesi dell'accordo ci ha pensato Amrullah Saleh, il capo della NDS, i servizi segreti afgani. Prima di rilasciarli, Saleh ha chiamato i tre operatori di Emergency e ha detto loro: "Abbiamo valutato le accuse contro di voi, e ci siamo convinti che siete innocenti. Per questo da adesso siete liberi, non per le pressioni di qualcuno".
Liberi perché innocenti. Nessun accordo. Punto.
Tutto a posto, dunque? Quasi. Perché alcune domande restano ancora sospese. Prima fra tutte: chi ha organizzato quella provocazione, visto che le autorità di Kabul, compreso il capo dei servizi di sicurezza, dicono che non ne sapevano nulla.
Chi la ha decisa? Il governatore di Lashkargah? Non sembra una mossa molto popolare, per un governatore, il provocare la chiusura dell'unico ospedale funzionante nella regione che governa.
Chi ha deciso di far annullare il volo della linea aerea Pamir, che la mattina del 10 aprile, quattro ore prima che fosse arrestato, doveva portare Marco Garatti da Lashkargah a Kabul?
E che cosa ci facevano militari inglesi a passeggiare con fucili mitragliatori per l'ospedale di Emergency?
Aspettiamo risposte, da dentro e fuori l'Afghanistan.