Sversate ingenti quantità di petrolio dalla compagnia Repsol
Ancora un volta la rottura di un oleodotto sta riversando nell’Amazzonia ecuadoriana ingenti quantità di petrolio greggio. L’incidente è avvenuto questa mattina nell’area amazzonica piu’ colpita dagli impatti ambientali dell’industria petrolifera e dalle estese monoculture di Palma Africana: la zona di Lago Agrio. [ vedi mappa ] Le responsabilità della fuoriuscita di petrolio e dell’impatto sugli ecosistemi tropicali è da attribuirsi alla compagnia spagnola REPSOL YPF, concessionaria dal vicino lotto petrolifero numero 16, area petrolifera che si sovrappone al territorio indigeno Wuaorani ed a una delle regioni con più alta biodiversità del pianeta: la Riserva della Biosfera Yasuni.
Nell’area amazzonica della Riserva della Biosfera si concentrano infatti le attività industriali per l’estrazione e la produzione petrolifera, suddivise in lotti concessionati a numerose compagnie petrolifere transnazionali, tra cui l’italiana ENI-AGIP. [ vedi cartografia del petrolio ]
Questa porzione dell’Oriente amazzonico, storico avamposto nell’espansione della frontiera petrolifera durante il boom degli anni ottanta, mostra, nei residui del bosco umido tropicale, i segni profondi della deforestazione conseguente alla colonizzazione dell’area. [ Vedi immagine satellitare ]
Secondo l’agenzia di stampa adn tecnologia la compagnia REPSOL ha già proceduto ad effettuare i controlli sul posto, ma non sono stati in grado di stimare il volume di petrolio riversatosi nell’ambiente nè di determinare le possibili cause.
Nonostante l’investimento di enormi capitali e l’impiego della cosiddetta "tecnologia di punta" le compagnie petrolifere spesso non riescono ad individuare nè isolare la perdita di greggio dagli oleodotti, cosicchè gli sversamenti di idrocarburi vengono segnalati delle popolazioni indigeno-campesine titolari dei terreni contaminati. (vedi toxi tour)
L’ultima rottura dell’oleodotto OCP, gestito da un corsozio di multinazionali tra cui anche l’AGIP, è avvenuto nel tratto cosidetto a basso impatto, ossia interrato lungo la fascia pedemontana andina. La rottura dell’OCP ha provocato una fuoriscita che fonti ufficiali quantificavano in 16 mila barili di petrolio greggio, riversatosi nel fittissimo reticolo fluviale dell’Amazzonia ecuatoriana. La dispersione dei contaminanti idrocarburici è stata così elevata e a lungo distanza da far sospendere il servizio idrico nell’intera città di Coca per una settimana.
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