Il report da Van
Per la speranza ed una visione di futuro occorre il sole e un cielo azzurro.
Oggi a Van c’è un magnifico sole, caldo e brillante, che inonda di luce un cielo infinito e azzurro. Le montagne innevate sono una scenografia possente; possente come questo popolo.
Ci avviciniamo al campo dl raduno portati da un fiume di persone allegro come i torrenti di montagna. Cominciamo a scattare fotografie e a scambiare sorrisi di vicinanza e solidarietà, di allegria per essere trascinati tutti in un evento che sa di grandiosità imprevista e, per questo, forse indicibile con parole scontate.
All’entrata dell’immenso spazio che accoglie il fiume di folla: uno schieramento di polizia non bellicoso e non provocatorio. Anzi, imprevisto e imprevedibile, un elegante e sorridente funzionario di polizia ci facilita il passaggio del filtro della polizia che chiude l’entrata: è davvero una giornata speciale.
Vediamo un grande palco colorato e ci avviamo rapidamente nel tentativo di raggiungerlo.
Non abbiamo problemi: chissà da che cosa si vede che siamo stranieri. Siamo accompagnati da sguardi curiosi e sorrisi caldi, che ti fanno sentire atteso, atteso e prezioso. Così, grazie anche al fatto che antonio, simonetta, rossella, ecc... sono conosciuti da molti militanti, in breve siamo ospiti del sottopalco permesso a poche persone.
E comincia un vorticare di emozioni: saliti sul palco possiamo vederee filmare la platea immensa e già stracolma. Di colori e di bandiere del BDP sventolate con orgoglio e allegria. Molte donne con i vestiti tradizionali: ancora mille colori e migliaia di occhi sorridenti. Uomini di tutte le età, e molti di loro con il vestito della tradizione e dell’identità: persone anziane che si muovono a fatica ma hanno lo sguardo che sembra voler andare sempre al di là di te e del presente. E poi donne anziane che ballano con le più giovani: serie, comprese in un rito che sa di lontananza. Giovani, uomini e donne, con la forza e il sorriso che ti parla di orgoglio, giovinezza e sfida al futuro ed al governo turco. Veramente un popolo, nessuno escluso. Un popolo che si riconosce e si abbraccia nel sorriso e nella danza.
Dal palco, sovrastando il ritmo delle danze, incitano continuamente la folla straripante.
Poi arrivano politici e amministratori: sono urla, sventolio ossessivo di bandiere, applausi per tutti. Un nome e una figura su tutte, però scatena l’ovazione: Ahmet Turk, ex presidente espulso dal parlamento turco.
E in questo vortice incessante di colori, ritmi, danze, sorrisi,bandiere al vento, abbracci, urla e applausi, scorrono gli interventi di sindaci, parlamentari, rappresentanti di associazioni. Discorsi accompagnati sempre da urla, sventolio di bandiere, applausi. Peccato non capire quasi nulla. Ma qualcosa la nostra insostuibile traduttrice e accompagnatrice ci regala:
La frase di apertura del Newroz “ Newroz è importante, Newroz è la libertà, Newroz è la pace, Nwroz è il fuoco, Newroz Piroz be!
“La loro memoria illuminerà la nostra strada”: un minuto di silenzio per i martiri, caduti in questa guerra che dura da quasi trent’anni. E sono 300.000 mani alzate con le due dita divaricate in segno di vittoria e saluto dei guerriglieri del PKK.
Le parole del sindaco di Van: “Noi, nella nostra storia, abbiamo conosciuto soltanto la resistenza: i martiri sono grandi e sono preziosi per tutto il popolo.”.
E poi le parole emozionate di Aysel Tugluk, ex co-presidente del gruppo parlamenare DTP, espulsa dal parlamento con processo in corso: “ Sono fiera e onorata di parlare davanti a questo popolo. Se non avremo la pace oggi, nè domani, arriverà dopodomani e, comunque la pace arriverà in questa terra”.
E noi, italiani felici di essere presenti, siamo altrettanto fieri e onorati di poter essere mescolati in questo popolo.
E poi ancora in riferimento agli atti repressivi e provocatori in Italia, Francia, Belgio : “ Ai profeti di pace europei diciamo ‘Non provate a toccare la nostra TV. E’ già stato dimostrato che il popolo Kurdo non abbandonerà mai la sua lotta”
“Il signor Ocalan ha dato se stesso in sacrificio per una politica di pace”
“Rivendichiamo l’amnistia, la liberazione di tutti coloro arrestati in questi mesi. Chiediamo di abbassare la soglia, per l’accesso in parlamento, dal 10 al 5%”.
“ La lotta del popolo Kurdo non è solo per i Kurdi ma per tutti i popoli dlla regione e della Turchia: noi salveremo questa società dalle trame oscure di Ergenekon e dai tentativi di colpo di stato”.
Inutili dire ancora degli applausi, delle urla, della forza che accompagna le parole.
Ed è palpabile, concreto come un abbraccio caldo e profondo, forte come i colori indossati e sventolati al cielo, la presenza di un popolo intero.
Poi la folla immensa accoglie cantanti amati e solidali.
E, irresistibile, quel ritmo martellante, infinito come il diritto ad esistere.
E noi ci perdiamo tra abbracci, curiosità, sorrisi, foto ricordo, lezioni di identità, occhi curiosi e profondi di bambinie adulti.
Abbiamo assistito ad una lunga narrazione di sè da parte di un popolo. Un vero e proprio racconto indicibile.
Siamo stati fortunati ad esserci. Ci da la forza di immaginare che quel racconto..si faccia storia
Oggi a Van c’è un magnifico sole, caldo e brillante, che inonda di luce un cielo infinito e azzurro. Le montagne innevate sono una scenografia possente; possente come questo popolo.
Ci avviciniamo al campo dl raduno portati da un fiume di persone allegro come i torrenti di montagna. Cominciamo a scattare fotografie e a scambiare sorrisi di vicinanza e solidarietà, di allegria per essere trascinati tutti in un evento che sa di grandiosità imprevista e, per questo, forse indicibile con parole scontate.
All’entrata dell’immenso spazio che accoglie il fiume di folla: uno schieramento di polizia non bellicoso e non provocatorio. Anzi, imprevisto e imprevedibile, un elegante e sorridente funzionario di polizia ci facilita il passaggio del filtro della polizia che chiude l’entrata: è davvero una giornata speciale.
Vediamo un grande palco colorato e ci avviamo rapidamente nel tentativo di raggiungerlo.
Non abbiamo problemi: chissà da che cosa si vede che siamo stranieri. Siamo accompagnati da sguardi curiosi e sorrisi caldi, che ti fanno sentire atteso, atteso e prezioso. Così, grazie anche al fatto che antonio, simonetta, rossella, ecc... sono conosciuti da molti militanti, in breve siamo ospiti del sottopalco permesso a poche persone.
E comincia un vorticare di emozioni: saliti sul palco possiamo vederee filmare la platea immensa e già stracolma. Di colori e di bandiere del BDP sventolate con orgoglio e allegria. Molte donne con i vestiti tradizionali: ancora mille colori e migliaia di occhi sorridenti. Uomini di tutte le età, e molti di loro con il vestito della tradizione e dell’identità: persone anziane che si muovono a fatica ma hanno lo sguardo che sembra voler andare sempre al di là di te e del presente. E poi donne anziane che ballano con le più giovani: serie, comprese in un rito che sa di lontananza. Giovani, uomini e donne, con la forza e il sorriso che ti parla di orgoglio, giovinezza e sfida al futuro ed al governo turco. Veramente un popolo, nessuno escluso. Un popolo che si riconosce e si abbraccia nel sorriso e nella danza.
Dal palco, sovrastando il ritmo delle danze, incitano continuamente la folla straripante.
Poi arrivano politici e amministratori: sono urla, sventolio ossessivo di bandiere, applausi per tutti. Un nome e una figura su tutte, però scatena l’ovazione: Ahmet Turk, ex presidente espulso dal parlamento turco.
E in questo vortice incessante di colori, ritmi, danze, sorrisi,bandiere al vento, abbracci, urla e applausi, scorrono gli interventi di sindaci, parlamentari, rappresentanti di associazioni. Discorsi accompagnati sempre da urla, sventolio di bandiere, applausi. Peccato non capire quasi nulla. Ma qualcosa la nostra insostuibile traduttrice e accompagnatrice ci regala:
La frase di apertura del Newroz “ Newroz è importante, Newroz è la libertà, Newroz è la pace, Nwroz è il fuoco, Newroz Piroz be!
“La loro memoria illuminerà la nostra strada”: un minuto di silenzio per i martiri, caduti in questa guerra che dura da quasi trent’anni. E sono 300.000 mani alzate con le due dita divaricate in segno di vittoria e saluto dei guerriglieri del PKK.
Le parole del sindaco di Van: “Noi, nella nostra storia, abbiamo conosciuto soltanto la resistenza: i martiri sono grandi e sono preziosi per tutto il popolo.”.
E poi le parole emozionate di Aysel Tugluk, ex co-presidente del gruppo parlamenare DTP, espulsa dal parlamento con processo in corso: “ Sono fiera e onorata di parlare davanti a questo popolo. Se non avremo la pace oggi, nè domani, arriverà dopodomani e, comunque la pace arriverà in questa terra”.
E noi, italiani felici di essere presenti, siamo altrettanto fieri e onorati di poter essere mescolati in questo popolo.
E poi ancora in riferimento agli atti repressivi e provocatori in Italia, Francia, Belgio : “ Ai profeti di pace europei diciamo ‘Non provate a toccare la nostra TV. E’ già stato dimostrato che il popolo Kurdo non abbandonerà mai la sua lotta”
“Il signor Ocalan ha dato se stesso in sacrificio per una politica di pace”
“Rivendichiamo l’amnistia, la liberazione di tutti coloro arrestati in questi mesi. Chiediamo di abbassare la soglia, per l’accesso in parlamento, dal 10 al 5%”.
“ La lotta del popolo Kurdo non è solo per i Kurdi ma per tutti i popoli dlla regione e della Turchia: noi salveremo questa società dalle trame oscure di Ergenekon e dai tentativi di colpo di stato”.
Inutili dire ancora degli applausi, delle urla, della forza che accompagna le parole.
Ed è palpabile, concreto come un abbraccio caldo e profondo, forte come i colori indossati e sventolati al cielo, la presenza di un popolo intero.
Poi la folla immensa accoglie cantanti amati e solidali.
E, irresistibile, quel ritmo martellante, infinito come il diritto ad esistere.
E noi ci perdiamo tra abbracci, curiosità, sorrisi, foto ricordo, lezioni di identità, occhi curiosi e profondi di bambinie adulti.
Abbiamo assistito ad una lunga narrazione di sè da parte di un popolo. Un vero e proprio racconto indicibile.
Siamo stati fortunati ad esserci. Ci da la forza di immaginare che quel racconto..si faccia storia