Migrazioni e sfruttamento nel "Regno di mezzo"
Il sistema di controllo e governance delle migrazioni interne del continente Cina, il sistema Hukou, non solo è stato largamente paragonato alla violenza della apartheid in Sud Africa: esso è quel dispositivo che ha permesso alla stessa Cina di diventare, in questi anni, la fabbrica del mondo.
Tale regolazione, che fissa i permessi di residenza e i diritti di cittadinanza come l’accesso alla educazione, fu introdotto negli anni Cinquanta per controllare i flussi di migranti dalle campagne alle città. Questi ultimi, infatti, senza il necessario documento di residenza valido per la località dove si spostano per lavorare, di fatto sono esclusi dagli aiuti al reddito, all'abitazione e ai loro figli è vietato frequentare le scuole locali.
L`Hukou fa dei lavoratori migranti dei cittadini di seconda classe nelle nuove città in cui si trasferiscono. Tale sistema impone loro la residenza nella propria città natale anziché dove si trasferiscono a lavorare, costringendoli a vivere senza alcun diritto di cittadinanza. Escludendo di fatto i lavoratori migranti dal welfare state, tale dispositivo ha trasformato il lavoratore migrante in forza lavoro a buon mercato poiché i padroni non sono obbligati in alcun modo a pagare i contributi ai lavoratori se questi sono migranti. La mancanza (in Cina) di un ampio bacino di consumatori interni è in parte dovuto, tra le altre cose, proprio al fatto che nelle nuove metropoli un welfare state di serie B obbliga un esercito di nuovi cittadini a risparmiare per assicurazione medica e pensione, così come per l'educazione dei propri figli. Come conseguenza essi spendono decisamente meno di quanto guadagnano, riducendo la domanda di consumo e incrementando la dipendenza della Cina dal consumatore occidentale.
In altre parole la delocalizzazione si è servita della pura violenza, quella dell`Huoko: la mobilità del comando e della produzione si fonda sulla esclusione dal welfare; immobilità delle garanzie contro la mobilità della forza lavoro.
L`annuale congresso del partito, che si è aperto la scorsa settimana a Beijin, ha posto la necessità di una riforma di questo dispositivo: un cambiamento su cui le grandi corporation Cinesi, molti dirigenti di partito e multinazionali forse non saranno disposti a cedere così facilmente. Riusciranno Wen Jiabao e Hu Jintao, che terminano il proprio mandato nel 2012, a fare una riforma dell`Hukou? Si potrebbe quasi dire che per la dirigenza attuale del Partito Cinese tale sfida ha lo stesso peso di quello che per Obama ha la riforma sanitaria. Per il Regno di Mezzo questo è il terreno più delicato della alleanza tra il capitale cinese e quello internazionale dei fondi di investimento stranieri; un terreno fertile di nuove contraddizioni e possibili rotture, nuovi rapporti di forza e geografie della produzione mondiale.
Tale regolazione, che fissa i permessi di residenza e i diritti di cittadinanza come l’accesso alla educazione, fu introdotto negli anni Cinquanta per controllare i flussi di migranti dalle campagne alle città. Questi ultimi, infatti, senza il necessario documento di residenza valido per la località dove si spostano per lavorare, di fatto sono esclusi dagli aiuti al reddito, all'abitazione e ai loro figli è vietato frequentare le scuole locali.
L`Hukou fa dei lavoratori migranti dei cittadini di seconda classe nelle nuove città in cui si trasferiscono. Tale sistema impone loro la residenza nella propria città natale anziché dove si trasferiscono a lavorare, costringendoli a vivere senza alcun diritto di cittadinanza. Escludendo di fatto i lavoratori migranti dal welfare state, tale dispositivo ha trasformato il lavoratore migrante in forza lavoro a buon mercato poiché i padroni non sono obbligati in alcun modo a pagare i contributi ai lavoratori se questi sono migranti. La mancanza (in Cina) di un ampio bacino di consumatori interni è in parte dovuto, tra le altre cose, proprio al fatto che nelle nuove metropoli un welfare state di serie B obbliga un esercito di nuovi cittadini a risparmiare per assicurazione medica e pensione, così come per l'educazione dei propri figli. Come conseguenza essi spendono decisamente meno di quanto guadagnano, riducendo la domanda di consumo e incrementando la dipendenza della Cina dal consumatore occidentale.
In altre parole la delocalizzazione si è servita della pura violenza, quella dell`Huoko: la mobilità del comando e della produzione si fonda sulla esclusione dal welfare; immobilità delle garanzie contro la mobilità della forza lavoro.
L`annuale congresso del partito, che si è aperto la scorsa settimana a Beijin, ha posto la necessità di una riforma di questo dispositivo: un cambiamento su cui le grandi corporation Cinesi, molti dirigenti di partito e multinazionali forse non saranno disposti a cedere così facilmente. Riusciranno Wen Jiabao e Hu Jintao, che terminano il proprio mandato nel 2012, a fare una riforma dell`Hukou? Si potrebbe quasi dire che per la dirigenza attuale del Partito Cinese tale sfida ha lo stesso peso di quello che per Obama ha la riforma sanitaria. Per il Regno di Mezzo questo è il terreno più delicato della alleanza tra il capitale cinese e quello internazionale dei fondi di investimento stranieri; un terreno fertile di nuove contraddizioni e possibili rotture, nuovi rapporti di forza e geografie della produzione mondiale.